La salvezza non si può comprare
La cacciata dei mercanti dal tempio di Gerusalemme è un episodio che Giovanni colloca proprio all’inizio della vita pubblica di Gesù, perché vuole dirci qualcosa di estremamente importante per capire la novità del Vangelo.
Dietro questa scena c’è una citazione del profeta Geremia, che ci aiuta a capirlo correttamente. Ecco la frase di Geremia: «Questa casa, sulla quale è stato invocato il mio nome, è dunque diventata una spelonca di ladri?» (Ger 7,10). In Geremia non sono i mercanti a essere chiamati ladri, ma il popolo intero che tende invincibilmente a fare della fede un mercato, a commettere ogni tipo di peccato e poi pagare il prezzo del perdono offrendo i sacrici al tempio.
Ancora ai tempi di Gesù, all’ingresso del tempio si scambiavano le monete romane (idolatre, a causa dell’effigie di Cesare) con monete lecite con cui comprare animali per offrire sacrifici a Dio: il mercato sbagliato era dunque la stessa religione basata sui sacrifici. Per la Bibbia è la visione commerciale della religione che trasforma immediatamente il tempio in una spelonca di ladri. Senza i profeti, tutte le religioni si trasformano in commerci di offerte, voti, preghiere, indulgenze e penitenze che vorrebbero pagare il prezzo delle nostre cattiverie: lo abbiamo sempre fatto, continuiamo a farlo. Più i peccati diventano efferati, più alto diventa il prezzo dell’espiazione, fino a sacricare i nostri figli: «Hanno costruito le alture di Tofet nella valle di Ben-Innòm, per bruciare nel fuoco i loro gli e le loro figlie» (Ger 7,31). [… continua al leggere il commento su Famiglia Cristiana …]