…Famosissima parabola, forse tra quelle più conosciute… piena di suggestioni e provocazioni… Ne condivido qualcuna.
“Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”: come dire, a me non interessi tu, non interessa la relazione con te… mi interessa la mia autonomia, la mia indipendenza e da te voglio sono quello che mi serve!
Penso che all’origine di ogni peccato ci sia proprio questo desiderio di fare a meno del padre… di fare a meno di Dio.
“…sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto”: senza la relazione con Dio facciamo male… ci facciamo male e facciamo del male…
“… cominciò a trovarsi nel bisogno… Allora ritornò in sé…”: io non so se il suo “ritornare in sé” fosse spinto da vero pentimento o da convenienza perché in casa del padre si stava meglio… ma penso che la grandezza di Dio e del suo amore per noi stia proprio in questo, ci accoglie comunque. Forse alcune conversioni sono autentiche e convinte fin dall’inizio … forse altre nascono, all’inizio, più per convenienza… ciò che conta è intanto ritornare a Lui… che ci ama in modo gratuito.
“Quando era ancora lontano, suo padre lo vide… facciamo festa”: commovente! Dio non si stanca di aspettarci. La festa è per il nostro ritorno…
Il figlio maggiore.
Questo è il centro della parabola… perché il figlio maggiore siamo noi…
In questa parabola noi, i cristiani, quelli che vanno
a messa… ricevono i sacramenti, siamo come il figlio maggiore che è sempre stato accanto al padre ma che non ha mai vissuto questa relazione come un figlio. Questa parabola è per noi… per quelli che pur non avendo fatto chissà quali cose gravi, forse non hanno mai vissuto veramente un rapporto autentico e vero con Dio.
Se non sai gioire per un fratello… forse non hai mai vissuto veramente da figlio.
Qualunque errore farai… qualunque cosa ti accadrà… sappi che c’è Qualcuno che non si stancherà mai di aspettarti.
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AUTORE: Don Antonio Mancuso PAGINA FACEBOOK
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