Il “tempio”, la casa di Dio con noi.
Siamo in grado di comprendere noi oggi il significato vero delle parole di Gesù dopo aver scacciato a frustate i venditori dal tempio: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». È questo il segno per eccellenza che autorizza il Signore nella sua persona, come Messia e Redentore, a scacciare i venditori e difendere con zelo la santità della “Casa” del Padre celeste e la santità di noi suoi figli e fratelli redenti, da ogni contagio.
Egli, precisa l’evangelista, “parlava del tempio del suo corpo”, del vero santissimo sacrario di Dio, incarnato nella nostra umanità, “distrutto” e riedificato nel sacrificio della Croce. Di conseguenza la “casa” del Signore è e deve essere santa e restare casa di preghiera e non luogo di mercato. In virtù di quel Corpo immolato, diventato pane di vita e bevanda di salvezza, nascono i figli nuovi rigenerati e redenti, tutti noi credenti, templi di Dio e le nostre chiese dove Egli ci convoca nella fraternità, nell’unica fede. In virtù di quella divina presenza in noi, diventiamo “tempio” anche noi perché portatori, custodi e testimoni del Risorto: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?!”, ci ripete San Paolo.
È bello pensare, verificare e credere che dentro di noi, resi templi, dentro di noi santificati dallo Spirito e redenti dalla Croce, dentro le nostre chiese, rese luogo di culto per la presenza di Dio e in tutti noi radunati nel Suo nome, risuona incessante la preghiera, la lode, il canto e l’umile nostra impetrazione. Così diamo il vero culto a Dio, siamo santificati e santifichiamo nella carità e nella fede. È urgente e doveroso in questa domenica di quaresima il richiamo innanzitutto al rispetto dovuto al nostro corpo, tempio dello Spirito, ma anche a quello dovuto alle nostre chiese, casa di Dio.
Monaci Benedettini Silvestrini
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