Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
Destinazione Paradiso
Giovanni Battista battezzava nel deserto (Mc 1, 4) e lì Gesù lo raggiunge per farsi battezzare da lui nel fiume Giordano (Mc 1, 9). Il battesimo di Gesù è il momento in cui viene consacrato da Dio. Avviene una liturgia nella quale lo Spirito Santo scende su di lui e la voce del Padre gli rivela la sua vocazione: «Tu sei il Figlio mio, l’amato». È quello che avviene anche nel nostro battesimo! Dio ci dona il suo Spirito per diventare tutti figli suoi. È dunque questa la nostra vocazione, ovvero la meta del nostro cammino esistenziale. Gesù, il Crocifisso Risorto battezzato nel Giordano, rappresenta ogni uomo con il quale Dio vuole stipulare una nuova alleanza, non fondata sul dovere e i precetti, ma sull’amore. Dio vuole essere Padre e Madre per l’uomo e spera che ogni uomo voglia essere figlio suo. Nella prima lettura (Gn 9, 8-15) Dio parla con Noè, salvato dalle acque del diluvio, immagine del nostro battesimo, per annunciargli la sua intenzione. Parla del segno dell’alleanza basata sulla sua misericordia. Il segno è l’arcobaleno che indica la rinuncia al male e alla vendetta ed è il simbolo del suo amore fedele per il quale s’impegna verso l’uomo ad usare solo il bene. È Gesù il segno dell’alleanza di Dio. Egli viene in mezzo agli uomini per mostrare di Dio il volto della misericordia, del Padre che nutre nel deserto i suoi figli (Os 11) e dello Sposo che sempre nel deserto sposa la sua amata (Os 2-3).
Gesù è il vero profeta di Dio perché annuncia la sua parola, si fa prossimo all’uomo non per giudicarlo e condannarlo, ma per liberarlo dal male, guarirlo dalla incredulità e guidarlo sulla via della libertà. Gesù, spinto nel deserto, si fa povero con i poveri. Nel deserto manca tutto, ma è proprio lì che sperimenta che Dio è tutto per lui; può vivere solo se accetta di lasciarsi amare e condurre da Dio. Come Dio rinuncia alla vendetta e pone le condizioni per una nuova vita, così l’uomo deve pentirsi (convertirsi), ovvero sgomberare il cuore dai desideri di possesso per fare spazio nel cuore allo Spirito di Dio che guida sulla via della salvezza.
I quaranta giorni nel deserto sono la cifra simbolica di tutta l’esistenza umana che si snoda lungo il cammino terreno. Dove ci portano i nostri passi? Quale è la meta del nostro cammino? Lo Spirito Santo ci offre la speranza, ossia il senso e l’indirizzo verso cui puntare. Satana offre prospettive esaltanti, il successo, il possesso, il piacere. Sono miraggi alimentati dall’egoismo e dall’autoreferenzialità. Satana mette al centro il proprio io ed esalta il benessere individuale. Dio indica un altro obbiettivo: l’alleanza, la relazione con l’altro. Si tratta di una relazione d’amore che mette la propria persona a servizio del bene dell’altro senza annullarsi.
Sempre siamo posti davanti al bivio: chi vuoi essere, uomo secondo Satana o secondo Dio? Ogni scelta determina la meta del nostro cammino, la vita o la morte. Vivere significa amare come Gesù che «è morto una volta per sempre, giusto per gli ingiusti» (1Pt 3,18). Satana ci fa continuamente deviare dal cammino della fede. L’unico modo per tenerlo a bada è lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio. Solo per mezzo suo sconfiggiamo la diffidenza e ci fidiamo di Dio, combattiamo la paura e ascoltiamo la sua Parola, vinciamo l’egoismo e diventiamo come Gesù, il Cristo, che è venuto per servire e dare la sua vita.
Signore Gesù, che ti sei fatto mio fratello nella povertà e nel bisogno, aiutami a vivere nel deserto, dove la vita è messa in pericolo dalle lotte fratricide alimentate dall’avidità e dall’egoismo, lasciandomi nutrire della tua Parola.
Tu che sei il segno della nuova alleanza di Dio fondata sull’amore, aiutami a non puntare il dito contro gli altri e ad usare la lingua per ferire ma insegnami a pregare e ad amare, ad alzare le mani verso il Cielo per lodare Dio e a stendere le braccia verso i fratelli perché la catena dell’orgoglio si trasformi in ponte che unisce gli avversari.
Tu che doni l’acqua viva dello Spirito Santo, purifica il mio cuore perché punti con Te sempre più in alto, attraverso la Croce, fino al Cielo.