Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
LA GIOIA DI ESSERE CRISTIANI La domenica, il primo giorno dopo il sabato, è il giorno dell’incontro con Gesù risorto, da quella sera che fu la prima volta, fino ad oggi. Anche noi stiamo incontrando il Signore, nella parola che abbiamo ascoltato e nel pane che mangeremo. Il suo corpo glorioso, rigenerato dalla resurrezione, conserva le piaghe della crocifissione. Sono un segno per noi del suo amore, ma anche la prova che la passione di Gesù continua, perché egli è ancora rifiutato e crocifisso dal mondo. Ha bisogno di testimoni che sappiano trasmettere il suo perdono e il suo Spirito. Per questo alita sui discepoli e li invia, costituisce così il sacerdozio e dà agli apostoli (inviati) il potere di esercitare il suo ministero. Possiamo immaginare lo stupore e la gioia di quegli uomini che per paura stavano chiusi nel cenacolo, piangendo la morte del loro Maestro, e che adesso lo contemplano vivo davanti a loro. Si capisce che Tommaso abbia dubitato, nessuno era mai risorto e in più lui non era stato presente a questa sua prima apparizione. Perché questa esclusione, si sarà domandato. Si tratta invece del preciso disegno della Provvidenza, che ha voluto fare di lui un testimone speciale, che rappresentasse da una parte la nostra incredulità e che dall’altra ci permettesse di toccare con mano la realtà del Risorto. Quando lo vede esclama: mio Signore e mio Dio! Tutto il primo periodo del cristianesimo è animato da questo gioioso stupore. Vivevano in grande comunione, nutriti spiritualmente dagli apostoli e pervasi da un senso di timore. Non si tratta della paura che hanno conosciuto prima della Pentecoste, cioè prima di ricevere lo Spirito Santo, ma del timore di Dio, cioè della consapevolezza di essere testimoni dell’inizio di un’epoca assolutamente nuova per loro e per tutto il mondo. Capiscono di non essersi meritati questo privilegio e per questo lodavano Dio di cuore. Vivono e pregano insieme con grande armonia. È un anticipo di paradiso, dove sarà l’amore ad animare tutti. Infatti la comunione, la solidarietà, l’attenzione per il prossimo, non possono esistere se non siamo noi a costruirle. Se tutti aspettano che siano gli altri a cominciare, non succederà mai. Non possiamo costringere il mondo a essere migliore, mentre certamente ciascuno può cercare di migliorare se stesso. La salvezza che viene dall’incontro con Gesù, non è un fatto privato, individualistico, ma ci coinvolge, fa di noi una comunità. Il Signore ci chiama a partecipare alla sua missione e le sue parole sono per noi: come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi.