Commento al Vangelo di domenica 14 Febbraio 2021 – mons. Giuseppe Mani

Se vuoi puoi guarirmi!

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Possiamo riconoscerci in quest’uomo? Impossibile! E’ un lebbroso… Quest’uomo va incontro a Gesù e cade ai suoi piedi. La tradizione della Chiesa non cessa di vedere nella lebbra l’immagine del peccato. E nel lebbroso l’uomo peccatore. Riflettiamo allora sul senso del peccato oggi. Noi siamo dei lebbrosi, perché effettivamente il peccato ha gli stessi effetti della lebbra, questa terribile malattia che distrugge il corpo dell’uomo, lo sfigura e lo disumanizza. Ugualmente il peccato, quando gli lasciamo posto, entra istintivamente nei nostri ingranaggi, ci disumanizza e distrugge l’immagine di Dio che è in noi.

Nella prima lettura del Levitico vediamo il lebbroso che si riconosce impuro. La sua lebbra lo allontana dagli altri, perché in effetti il peccato divide da Dio e dalla Chiesa e le due separazioni sono simultanee. Col peccato noi non facciamo soltanto un torto a noi stessi, ma anche agli altri, a tutta la Chiesa, al Corpo mistico di Cristo. E se la Chiesa è immacolata e senza macchia, nondimeno è composta da peccatori, che siamo noi e che sopprimiamo l’abbondanza della grazia col nostro stato. Dovremmo veramente dichiararci impuri come i lebbrosi. Abbiamo ancora la fede sufficiente per andare incontro a Gesù, inginocchiarci davanti a Lui e confessare la nostra colpa: “Se tu vuoi”. E lasciare a Gesù la libertà di dirci: “Sì, lo voglio, sii purificato”.

Il peccato: ferita dell’Amore o Amore ferito?

Una volta si vedeva il peccato soltanto da un punto di vista individualista. Oggi siamo più portati a vederne il carattere sociale. Se si guarda soltanto l’offesa fatta alla comunità, è difficile vedere come sia una offesa fatta a Dio, un’ingiustizia contro Dio. E’ la perdita del senso di Dio. E’ il male contro Dio che attenta agli altri e alla società. Essendo contro Dio, è anche contro il corpo di Dio, che è la Chiesa e la società.

Lasciarsi toccare dall’amore di Dio.

La rivoluzione del Vangelo è che Gesù fa ciò che è impensabile. Il comportamento nuovo di Cristo è un vero capovolgimento delle mentalità e dei cuori. Il Signore non soltanto lascia i lebbrosi avvicinarsi, ma li tocca con la sua mano. Per i Giudei diventa impuro, si contagia col male. Gesù, venuto come Salvatore, non si contenta di essere medico che guarisce, ma toccando i lebbrosi non teme di essere contaminato. È l’immagine di chi prende su di sé la malattia degli uomini: il nostro peccato.

E’ così che ci mostra il suo amore, la sua misericordia, la sua delicatezza infinita. Ci mostra che la grazia è più forte della morte.

Il vangelo di oggi mostra ai nostri preti che non soltanto la lebbra è là, ma che l’Amore è là e che noi non siamo che lo strumento perché si rinnovi il mondo nell’amore.

Dio solo può farlo. Dio solo può purificarci col suo Spirito. Dio solo può darci un cuore nuovo, un cuore di carne. Ma la Chiesa può e vuole anche partecipare a questo tesoro della Misericordia, che possiede, per toccare ogni uomo e rimetterlo nella gioia di Dio.

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