Medita
Due sentimenti potenti di Gesù: indignazione e tristezza. “Li guardò tutt’intorno con indignazione”. Fa un giro con lo sguardo, cerca di intercettare la coscienza di quegli uomini religiosi, sollecita una reazione, un moto della coscienza. Niente. L’indignazione è un sentimento forte, che nasce da una distanza tra un valore grande, alto, nobile, e la realtà che lo viene a violare. Gesù è indignato perché nella casa del Padre suo, nella sinagoga in cui si proclama la Parola, non vi è traccia della misericordia. Nel luogo dove risuona solennemente la memoria del popolo ebreo con il suo Signore è scomparsa la memoria dell’amore infinito per ogni creatura. In quel luogo si accetta di “fare del male”, persino di “uccidere”, se questo è conforme alla legge. L’uomo, la persona concreta, non è più al centro. All’indignazione segue la tristezza, che rivela il peccato dei suoi interlocutori: hanno il cuore indurito, hanno dimenticato la promessa di Dio di trasformare i loro cuori di pietra in cuori di carne.
Ecco perché fa mettere al centro l’uomo con la mano paralizzata. Occorre guardare in faccia la vittima. “Ma essi tacevano”. Quando si prepara a compiere nefandezze, a “fare del male” e “uccidere”, il potere sta in silenzio. Non spiega, non offre argomenti, esegue in silenzio. Ci vuole uno che parla (letteralmente, un profeta), che smaschera il silenzio e rimette al centro la vittima.
Per riflettere
L’organizzazione sociale, perfino la struttura urbana, sono oggi fatti per togliere dalla vista dei cittadini le situazioni di povertà, di esclusione. I malati stanno nelle strutture sanitarie, gli immigrati nei centri di accoglienza fuori città, i senza fissa dimora nelle periferie. Passiamo mesi e anni senza vederli. Lo “scarto” di cui parla spesso Papa Francesco è innanzitutto uno scarto visivo, un sistema per non prendere in carico la vista dei poveri. Gesù invece “mette al centro” della scena l’uomo con la mano paralizzata.
Proviamo a mettere al centro della nostra meditazione oggi, visivamente, una persona scartata. Guardiamola negli occhi. E decidiamo cosa fare.
Preghiera finale
Signore, fa’ di me un arcobaleno di bene, di speranza e di pace.
Arcobaleno che per nessuna ragione annunci
le ingannevoli bontà, le paranze vane, le false paci.
Arcobaleno incarnato da te
quale annuncio che mai fallirà
il tuo amore di Padre,
la morte del tuo Figlio,
la meravigliosa azione del tuo Spirito, Signore.
(Helder Camara)
AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi