questa domenica Gesù ci invita a volgerci a Lui nelle piccole come nelle grandi scelte della vita, affinché possiamo essere piccoli “soli” portatori della sua luce e del suo amore.
Il commento alle letture di domenica 24 gennaio 2021 a cura dei Missionari della Via.
Gesù inizia la sua missione pubblica proclamando il Vangelo di Dio, “la buona notizia” della venuta del regno di Dio. Gesù offre, nella fede in Lui, la meravigliosa possibilità di essere “innestati in Dio”, affinché Dio regni nell’anima. Si tratta di essere resi partecipi del Suo Spirito, cosicché agisca in noi, liberandoci progressivamente dal nostro egoismo e trasformando in Lui il cuore del credente.
Per questo chiama i discepoli a conversione, sulla scia del Battista. Credere nel Vangelo ha una dimensione molto profonda. Oltre a credere in un contenuto, credere implica una relazione di fiducia con qualcuno. Avere fede in Gesù significa aderire a Gesù, riponendo in Lui la propria fiducia. Credere non significa solo sapere che Dio esiste o che Gesù è risorto, ma significa poggiare su di lui la propria esistenza; credere è un atto che coinvolge intelletto, affetto, libertà e volontà. La fede richiede atti di fede quotidiani, un lasciarsi guidare da Gesù nelle scelte di ogni giorno; si tratta di un continuo modo di sentire e agire che il credente è chiamato ad abbracciare.
È un cercare in ogni cosa l’unione con Dio, di sentire e agire secondo la Sua Parola. Entriamo qui nell’ambito della conversione. In greco significa: cambiare mentalità. È un invito a volgersi verso di Lui, girando le spalle al male, a ciò che non serve, a tutti i falsi idoli, ovverosia le false certezze sui cui tante volte riponiamo la nostra felicità. La conversione non si esaurisce in un solo momento, ma si compie giorno dopo giorno; è un invito continuo a volgersi verso il bene, a voler bene e a cercare il vero bene in ogni scelta. Vi è pertanto un invito pressante a rientrare in sé stessi e a chiedersi: “a che cosa sono rivolti i miei pensieri? A chi appartiene il mio cuore? Da quali forze mi lascio dominare? Verso quali modelli è orientata la mia vita?”.
In ebraico il concetto di conversione è espresso con il termine teshuvà: indica il “ritorno” o il pentimento degli errori. Potremmo dire che è un continuo ritorno alla propria verità, a smettere di vivere sull’onta delle reazioni immediate, impulsive, degli schemi acquisiti. Noi tante volte non agiamo ma reagiamo. Ci lasciamo dominare dalle nostre paure, dalle “voci interiorizzate” dell’autorità che abbiamo registrato nell’infanzia. Senza rendercene nemmeno conto non siamo noi a scegliere, ma ci lasciamo travolgere da pensieri, sentimenti, egoismi latenti.
Il Signore viene a salvarci da ciò affinché emerga la nostra vera individualità, creata a sua immagine e somiglianza. Egli ci offre l’alleanza con Se, la sua grazia, la sua Parola e ci invita a prendere contatto con noi stessi, riconoscendo ciò che non va e facendoci forza per scegliere, nelle piccole come nelle grandi cose, ciò che è Amore con la “A” maiuscola! Sì, Dio ci conduce alla scoperta del nostro vero io perché possiamo vivere da figli di Dio, non da schiavi, liberi di amare, liberi per amare.
Preghiamo la Parola
Signore, aiutaci a discernere ciò che è il nostro vero bene e ad attuarlo.
VERITA’: Vita interiore e sacramenti
Alimento il desiderio di seguire il Signore?
Cosa c’è che mi ostacola un po’ nel dono generoso di me? A quali “reti” sono attaccato?
CARITA’: Testimonianza di vita
Il Signore opera in noi; a noi chiede di dire sì all’amore e di rinnegare il nostro egoismo. Dove sento che mi chiama ad esercitare maggiormente la carità?