Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 20 Gennaio 2021

Rattristato per la durezza dei loro cuori

20 GENNAIO (Mc 3,1-6)

Diverse volte nella Scrittura di parla del pentimento del Signore. Il comportamento degli uomini è così lontano dal suo pensiero, da provare grandissimo dispiacere – si parla alla maniera umana – per le scelte da Lui operate, anche se sante e giuste. Ecco alcuni esempi di pentimento: “Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato e, con l’uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti». Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore” (Gen 6,5-8). “Allora fu rivolta a Samuele questa parola del Signore: «Mi pento di aver fatto regnare Saul, perché si è allontanato da me e non ha rispettato la mia parola». Samuele si adirò e alzò grida al Signore tutta la notte” (1Sam 15,19-11). “Samuele andò quindi a Rama e Saul salì a casa sua, a Gàbaa di Saul. Samuele non rivide più Saul fino al giorno della sua morte; ma Samuele piangeva per Saul, perché il Signore si era pentito di aver fatto regnare Saul su Israele” (1Sam 15,34-35). “Gad venne dunque a Davide, gli riferì questo e disse: «Vuoi che vengano sette anni di carestia nella tua terra o tre mesi di fuga davanti al nemico che ti insegue o tre giorni di peste nella tua terra? Ora rifletti e vedi che cosa io debba riferire a chi mi ha mandato». Davide rispose a Gad: «Sono in grande angustia! Ebbene, cadiamo nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è grande, ma che io non cada nelle mani degli uomini!». Così il Signore mandò la peste in Israele, da quella mattina fino al tempo fissato; da Dan a Bersabea morirono tra il popolo settantamila persone. E quando l’angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per devastarla, il Signore si pentì di quel male e disse all’angelo devastatore del popolo: «Ora basta! Ritira la mano!»” (2Sam 24,13-16).

Tra il pensiero di Dio e il comportamento dell’uomo vi è come una distanza incolmabile. È come se Dio dicesse: “Ho sbagliato a fare ciò che ho fatto”. Tanto grande è la delusione provocata al suo cuore. La stessa cosa può essere detta per Gesù. Lui che è la santità, la verità, l’amore, la misericordia, la grazia, la giustizia, il vero e sommo bene, si trova dinanzi a dei cuori così induriti da neanche riuscire a vedere il bene più semplice e immediato. Non solo non vedono il bene, si ostinano nella cattiveria e malvagità e vorrebbero che Gesù pensasse secondo il loro cuore e non invece secondo il cuore del Padre. Lui si rattrista dinanzi a tanta durezza. Si trova dinanzi a persone dal cuore di pietra, incapace di vedere e di operare il bene.

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

È giusto chiedersi: perché un cuore creato ad immagine del cuore del Creatore, chiamato al compimento del bene più grande, si consegna al male sotto ogni forma. Perché non solo non fa il bene, ma anche vuole che nessuno lo faccia? Quando l’uomo cade nel peccato è come se cadesse in una fornace di ferro liquefatto. O esce subito dalla fornace, oppure non appena il ferro si sarà consolidato, anche l’uomo diviene duro e freddo come il ferro. Diviene però un ferro cattivo, malvagio. Più cade nel peccato e più la cattiveria e la malvagità aumentano. Questa crescita nel male giunge fino al peccato contro lo Spirito Santo, dal quale non vi è più ritorno indietro. Quando si supera questo limite si vive nella malvagità e anche si muore. Farisei, scribi, erodiani sono persone che non amano il Signore e non amando il Signore neanche l’uomo amano. Loro vogliono fare morire Gesù perché fa il bene. Gesù vede questa cattiveria e si rattrista. È come se si chiedesse: come può la sua creatura giungere a tanto?

Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di cuore puro e di coscienza retta.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.

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