Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.
In un tempo in cui ‘la parola del Signore era rara’ Dio chiama Samuele. Anche nel tempo dell’aridità e del silenzio Dio non cessa di rivolgere le sue chiamate. La sua parola si fa strada silenziosamente nella notte, richiede cuori attenti, non guarda alle capacità umane, sceglie i piccoli. E’ parola che passa attraverso la rete di volti e presenze e se da un lato è parola dall’alto, essa si fa vicina per le vie della prossimità di chi accompagna e sta accanto. L’aiuto del vecchio Eli, la sua discrezione e apertura al dono che supera gli schemi umani, è presenza delicata, attenta, che non pretende facili spiegazioni né pine se steso al centro, ma orienta il giovane Samuele a riconoscere una voce che non viene da lui.
‘Parla Signore, il tuo servo ti ascolta’. Tutta la vita del profeta sarà sotto il segno della parola: ‘non lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole’ (1Sam 3,19). La chiamata di Dio come acqua che scende sulla terra genera una fecondità nuova e si fa strada sulla terra nei cammini umani, in un cuore disponibile e generoso.
Anche la pagina del IV vangelo vede al centro una chiamata, anzi una catena di chiamate: due discepoli del Battista iniziano a seguire Gesù di cui viene indicato il profilo dallo stesso Giovanni: ‘Ecco l’agnello di Dio’. Una evocazione del suo cammino e della sua vita spesa come il servo di YHWH, agnello muto di fronte alla violenza.
A chi si pone a seguirlo Gesù rivolge una domanda che costituisce un filo unificante dell’intero racconto del vangelo: ‘Che cosa cercate?’ Al cuore di ogni cammino sta una ricerca Da qui inizia un percorso che conduce sino alla domanda ultima ‘Chi cerchi?’ rivolta da Gesù risorto a Maria nel giardino della risurrezione. Il IV vangelo, ma forse l’intera vita di ogni persona, si pone tra queste domande fondamentali. E i primi discepoli gli chiedono dove abiti? Non è questione di un luogo ma di uno stare con lui che si fa cammino.
Il racconto prosegue ricordando come ‘quel giorno si fermarono presso di lui’. Ed è riportato un ricordo preciso dell’ora di questo incontro: un delicato particolare che rinvia ad un’esperienza personale: un momento in cui si fissa un prima e un dopo decisivo della vita. ‘Abitare’ indica di una condivisione di vita espressa anche nei termini del rimanere. Accogliere la chiamata a seguire Gesù è invito a ‘rimanere’ come condivisione di cammino, di orientamento, ed anche più come uno stare uniti, il rimanere dei tralci inseriti nella vite da cui ricevono linfa e corrente di vita.
L’invito di Gesù ai due discepoli ‘Venite e vedrete’ è così apertura a vivere un’esperienza di condivisione che è in primo luogo esperienza di vita. L’incontro con Gesù – ci dice questa pagina – trova suo inizio e sviluppo negli incontri umani. Andrea era fratello di Simone, e poi Filippo incontra Natanaele dicendo ‘Abbiamo trovato…’
Il seguire si dipana nel tessuto umano di amicizie, rapporti, contatti quotidiani. In Gesù chi lo segue scorge aspetti diversi del suo volto, che interrogano e conducono a rimanere con lui: incontrare lui è rispondere alla ricerca profonda che orienta il cammino umano ed è anche aprirsi a cogliere con stupore sempre nuovo le radici del suo andare: Giovanni Battista fissò lo sguardo su Gesù che passava, coloro che lo seguono dovranno continuare a fissare lo sguardo su di lui.