Ci sentiamo tutti il discepolo prediletto
Non è raro che una persona inizi la sua storia spirituale in una comunità e poi un giorno, chiamato da una voce, la lasci per entrare in un’altra. Qualche volta, per un certo tempo questa persona entra nella nuova comunità senza lasciare la vecchia, perché non avverte in questa doppia appartenenza né conflitto né incoerenza.
L’episodio del Vangelo di oggi ha come protagonisti due discepoli del Battista, colti nell’atto di cambiare sequela per diventare discepoli di Gesù. Un fatto che sottolinea e rafforza l’ipotesi che i due movimenti, quello di Giovanni e quello di Gesù, fossero all’inizio intrecciati e che continuarono a coesistere anche dopo la morte del Battista. Non è facile capire quali fossero i rapporti tra Gesù e Giovanni e tra i loro rispettivi discepoli. È probabile che alcuni dei primi discepoli di Gesù, e forse Gesù stesso, abbiano iniziato la loro esperienza nel movimento del Battista e che poi ne siano usciti per creare qualcosa di nuovo. Certo è che se i Vangeli hanno dovuto parlare di Giovanni, e non poco, all’inizio della vita pubblica di Gesù, la figura storica del Battista era stata troppo importante per poterla omettere, sebbene non fosse un capitolo semplice da gestire e da inserire coerentemente dentro la storia di Gesù.
Andrea e un altro discepolo anonimo incontrano Gesù grazie al Battista, che lo indica loro come «l’agnello di Dio»; quindi lo seguono e diventano discepoli di Gesù. Chissà se quei due uomini lasciarono subito la prima comunità di Giovanni?! Forse, non lo sappiamo.
Andrea è anche il fratello di Simone, che ci viene subito presentato nel suo rapporto speciale con Gesù. Dapprima Gesù fissa «lo sguardo su di lui». Guardatolo lo amò. Pietro è l’anti-giovane ricco, è colui che risponde di sì allo sguardo d’amore di Gesù, e lo segue. La Chiesa c’è perché alcuni, sentendosi guardati ssi da Gesù, non vanno via tristi, e iniziano una sequela nella gioia.
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