Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 11 Gennaio 2021

Il “principio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1), in realtà, inizia dalla fine. Tutto comincia con la parola di quel “giovane vestito di una veste bianca, che disse alle donne venute al sepolcro: ‘Non abbiate paura. Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto non è qui. Andate e dite ai suoi discepoli: ‘Egli vi precederà in Galilea. Là lo vedrete” (cf. Mc 16,6). È nella luce della Pasqua che leggiamo l’evangelo dell’inizio della missione di Gesù in Galilea.

L’evento decisivo per cui Gesù ha cominciato la sua predicazione fu l’arresto di Giovanni, il Battista. In Gesù non c’è nessun protagonismo. Nella piena logica dell’incarnazione e dopo i lunghi anni di vita a Nazaret, dove Gesù aveva certamente appreso a sottostare al tempo, ascoltando e imparando dagli eventi, ora riconosce il tempo propizio per dare inizio alla sua missione. Di fatto, la morte del Battista prefigura la Pasqua di Gesù per la nostra salvezza. 

Ebbene, Gesù inizia a proclamare la gioiosa notizia dicendo: “Il tempo è compiuto (letteralmente: il tempo è pieno), il regno di Dio è vicino” (v. 14). Il regno di Dio si è avvicinato con e nella persona di Gesù. In lui Dio regna pienamente, in lui contempliamo l’uomo come Dio l’ha pensato. In Gesù vediamo la possibilità della nostra piena realizzazione umana. Per questo, il tempo in cui Gesù inizia a predicare è “un’occasione da non perdere, il tempo ricco di possibilità” (B. Maggioni).

Non fraintendiamo l’invito di Gesù alla conversione come se fosse un monito solo morale (cf. v. 14). Convertirsi, cambiare maniera di ragionare, di guardare alla vita, alle vicende, diventa una necessità. Perché è l’unica via per cogliere e trovare se stessi, gli altri e la realtà, nella verità e nella luce di Dio. 

Gesù inizia la sua missione in Galilea, come dalla Galilea, dopo la sua resurrezione, invia i suoi discepoli nel mondo a proclamare la buona notizia secondo i vangeli di Matteo e Marco (cf. Mc 16,15; Mt 28,19). Il profeta Isaia descrive la Galilea come una regione in cui “il popolo abita nelle tenebre”. Possiamo dire di ogni terra che è “regione e ombra di morte” (Is 9,1). È là che Gesù viene a incontrare il suo popolo per portare la luce del suo amore e la Parola di vita. 

Sulla riva del mare di Galilea Gesù inizia anche a dare un corpo alla sua predicazione. Chiama a sé quattro pescatori, Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni. È l’abbozzo della prima comunità dei credenti in Lui. “Va’, (esci) dalla tua terra … verso la terra che io ti indicherò; ti renderò molto numeroso e ti benedirò” (cf. Gen 12,1-2), aveva detto Dio ad Abramo. La vocazione di Abramo – archetipo di ogni vocazione –, prima che un movimento geografico è anzitutto un cammino verso il proprio essere profondo e vero, il proprio essere un figlio/una figlia di Dio. 

I quattro pescatori avevano risposto lasciando tutto – lavoro, famiglia, passato – e avevano posto tutta la loro fiducia in quella parola di Gesù. E noi, riconosciamo il tempo gravido in cui il Signore ci visita? Riconosciamo la sua Parola che illumina i nostri sentieri di vita?

sorella Alice


Fonte

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