«Con il Battesimo rinasciamo alla vita spirituale, propria di coloro che credono in Cristo. […] Ora, la vita è l’unione delle membra col capo dal quale ricevono il senso e il movimento». (San Tommaso d’Aquino; Summa Teologica, III, q. 69, a. 5)
Se non cogliessimo il senso, così inteso, di questa Solennità, ci sfuggirebbe il legame sostanziale e vitale che ci lega a Gesù, cioè che noi siamo proprio figli nel Figlio. Vale, pertanto, la pena di interpretare la nostra filialità alla luce del gesto di Gesù, molto significativo.
In quel giorno Gesù è uscito dall’essere un anonimo personaggio e si è svelato, si è consegnato alla società: ha parlato con le persone del suo tempo, cominciando un dialogo che non finirà più, e che continua per sempre con la società di ogni epoca.
– Come ha fatto Gesù per passare dall’anonimato di Nazareth all’aperta presenza sociale?
Ha accettato il gesto che Giovanni Battista stava offrendo a chi dei Giudei lo voleva accettare: si trattava di un battesimo di penitenza, che utilizzava il simbolo dell’acqua per esprimere la purificazione del cuore e della vita, predicato, appunto, dal Battista a Israele per preparare l’imminente venuta del Messia, il quale avrebbe battezzato non con l’acqua, ma con lo Spirito Santo. Perciò il Battesimo al Giordano è anch’esso una epifania, una manifestazione dell’identità messianica del Signore e della sua opera redentrice, che culminerà in un altro battesimo, quello della sua morte e risurrezione, per il quale il mondo intero sarà purificato nel fuoco della divina misericordia.
Con questo passaggio, ecco che Gesù intraprende, fin dall’inizio, la via spirituale e penitenziale, anziché la via politica; e con chiarezza fa intendere che la liberazione sarà una liberazione dal nostro peccato, che dobbiamo tornare sinceramente e profondamente a Dio, altrimenti resteremo schiavi non dei Romani di allora o dei Babilonesi, ma del nostro peccato.
Il discorso, così, raggiunge tutta la sua verità. Gesù conferma che vi è la salvezza, che abbiamo diritto di sperare; basta che sappiamo aprire gli occhi del cuore nella direzione giusta. Quando si dice conversione, cioè quando si dice cambiamento della mentalità, s’intende: apri gli occhi del cuore per guardare Dio, per cogliere i pensieri di Dio, che non sono i nostri pensieri.
Il profeta Isaia è profondissimo nella lettura antropologica delle vicende e, come oramai ci ha abituati, è di una umanità e di una modernità impressionante. In forma poetica esprime quello che noi oggi, in maniera più filosofica, chiamiamo nichilismo. Isaia rimprovera, infatti, gli Ebrei del suo tempo: «Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?». La medesima domanda potrebbe essere rivolta a noi oggi.
Allora, si leva davanti a noi il volto di Gesù che ci dice di essere venuto per salvarci, se noi accettiamo che lui sia il pensiero di Dio. Non troviamo un’altra biblioteca da consultare, non troviamo un altro trattato teologico. Troviamo l’Uomo e Figlio generato: Gesù Cristo.
Il pensiero del Padre, quindi, si chiama Gesù, Figlio fatto Uomo, nel quale anche noi siamo figli adottivi. Aprire gli occhi, guardare la vita significa ritrovare la verità stupenda, concretissima del cristianesimo vissuto, diventare una persona riedificata secondo i sistemi del Padre Onnipotente, il quale ci edifica con lo Spirito, il Suo Spirito. Ci edifica con la Sua chiarezza, la Sua capacità di amare, la Sua ricchezza di vita.
– Come ci conforta il pensare che il Battesimo dell’acqua ci laverà sempre!
– Che non siamo condannati a essere dei miserabili, governati dalle nostre passioni, attratti da tutti i fini più facili!
– Che non siamo condannati a questa grossolana e brutale maniera di vivere, ma possiamo sempre, se vogliamo, purificarci!
Il grande strumento di Dio per la nostra salvezza è il suo amore che si è manifestato nella passione e morte di Gesù. Quando una persona è edificata così dal Padre, con il suo stesso Spirito di vita, con una capacità di purificazione che non finisce mai nell’amore di Gesù fino al sangue, questa è una persona davvero riedificata! Non potremmo immaginare nulla di meglio.
Prendere coscienza che Gesù cominciò nel giorno del Battesimo di Giovanni Battista – passando per la via penitenziale – a compiere questo stupendo progetto, ci fa esclamare con un ringraziamento al Signore, per come è stato generoso, gratuito, buono; anche se continueremo a non riconoscerlo, a trascurarlo, a disobbedirgli, mentre Lui continuerà a offrirci tutto: Spirito, acqua e sangue, cioè noi stessi riedificati da Lui, che è Dio.
Essere battezzati vuol dire questo, e dobbiamo trarne le conseguenze, riscoprendo con gioia la bellezza del nostro Battesimo, che, se è vissuto con fede, è una realtà sempre attuale, unica e vale per sempre: ci rinnova continuamente con più adulta responsabilità ad immagine dell’essere nuovo, nella santità dei pensieri e delle azioni.
In quanto battezzati, siamo tutti figli di Dio in Cristo Gesù, nostro Maestro e Signore.
Fonte: Facebook