Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.
Il vangelo di Marco inizia con la presentazione del Battista e subito dopo narra il battesimo di Gesù. La voce dal cielo ‘Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto’ è spiegazione dell’evento e proclamazione di fede dell’identità di Gesù stesso. Il gesto di immergersi nelle acque, proposto da Giovanni, era un segno che indicava penitenza e attesa di un imminente venuta di Dio come giudizio. Esprimeva impegno a cambiare vita confessando il proprio peccato. Indicava un rinnovamento radicale in attesa del giorno del Signore.
Giovanni Battista stesso è presentato con le caratteristiche di un predicatore profetico che chiama tutti a conversione. Il luogo dove Giovanni battezzava, il deserto, faceva tornare all’esperienza dell’esodo, fondante per la fede d’Israele. Si trattava ora di camminare in un nuovo esodo riscoprendo l’affidamento al Dio vicino. La predicazione di Giovanni si accentrava sull’indicazione di qualcuno ‘più forte di me… Io vi ho battezzati con acqua ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo’.’Il ‘forte’, nella tradizione profetica, è il liberatore dalla schiavitù ed è messia (Is 49,24-25). Gesù, nella prima catechesi cristiana, viene presentato come ‘il più forte’ che scaccia il male, personificato in Satana il divisore, e opera gesti di liberazione.
Marco presenta Gesù come uno dei tanti in cammino verso il deserto per ricevere ‘un battesimo di conversione per il perdono dei peccati’. Gesù si presenta così solidale con tutti coloro che sentono il peso del peccato e si aprono ad una salvezza donata. Marco descrive l’immergersi di Gesù e ne offre elementi per interpretare questo suo gesto: ‘Uscendo dall’acqua vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba’. I cieli si aprono e discende lo Spirito. E si ode la voce del Padre ‘Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto’. Sono questi elementi delle manifestazioni di Dio.
I cieli si aprono secondo l’invocazione del profeta : “Se tu squarciassi i cieli e scendessi ‘ (Is 63,16-19). Un primo squarciarsi che rinvia allo squarciarsi del velo del tempio al momento della morte di Gesù (Mc 15.39). La colomba richiama alla creazione, quando lo Spirito ‘covava’ come colomba sulle acque (Gen 1,2). Come Isaia aveva visto posarsi sul messia lo spirito del Signore (Is 11,2) così ora la colomba si posa su colui che viene indicato da Marco come il primo uomo di una nuova creazione: ‘lo spirito del Signore è su di me’ (Is 61,1-2). La voce dal cielo richiama il salmo 2,7, un salmo ora riferito al messia. Gesù è proclamato come il Figlio in un rapporto unico con il Padre: è il prediletto, l’unico, come Isacco, il figlio ‘unico’, che passa attraverso la sofferenza e la prova.
Gesù nel battesimo si presenta con il profilo del figlio/servo di Dio: il suo volto reca i tratti del servo sofferente presentato da Isaia: ‘Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui’ (Is 42,1). La voce del Padre riassume così un’espressione della fede della comunità di Marco. Gesù solidale con il cammino dei poveri e dei peccatori è il servo sofferente: uscendo dalle acque, come Mosè e come Giosuè, apre la via della salvezza. Sarà una via non di possesso e di dominio, ma di dono. Il suo cammino si compirà in un battesimo/immersione nella morte donando la sua vita fino alla fine per la salvezza (Mc 10,38).