Contemplando questa scena posso provare, accompagnato dallo Spirito, a collocarmi in questo luogo deserto di cui si legge. Potrò, così, avere almeno tre possibilità.
Nella prima sono nella grande folla: mi sento come pecora senza pastore e le parole di Gesù stuzzicano il mio animo come sorgente d’acqua dissetante. Sono lì per ore ad ascoltare i suoi insegnamenti e quello che più mi attira è che ha compassione di me; forse mi sentivo un po’ solo in quella folla, scomodo e non capito in un mondo inospitale. Percepisco, però, che quest’uomo sta parlando proprio a me, mi capisce, mi accoglie e mi ama; così si fa sera, senza che me ne accorga.
Oppure mi trovo nel gruppo dei discepoli: un po’ stanco, pieno di cose da fare, mi trovo sballottolato fra i mille impegni, il lavoro, lo studio, le commissioni, gli affetti, eccetera. Allenato a calcolare tutto, valuto la situazione e stabilisco le varie priorità. Ecco che mi accorgo di avere delle risorse in più quando lui, il mio Signore, me lo fa notare; allora getto via la mia giustizia, metto da parte i calcoli così tanto umani per lasciar spazio al suo amore sovrabbondante.
Infine, posso trovarmi io al posto di Gesù: avanzo in situazioni complesse, ma fiducioso nell’Amore del Padre voglio giocarmi tutto. Non ho alcuna aspettativa in quello che dico e che faccio, ma sono sorpreso delle persone che ho accanto e mi impegno nel notare le loro qualità. Alzo gli occhi al Cielo e, con libertà, mi faccio strumento di condivisione.
Marco Ruggiero
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato