Nomade per scelta, ospite inaudito
di Dante Balbo
La seconda domenica dopo Natale ci offre un’immagine sorprendente del nostro Dio.
Forse il Natale, così luminoso e tenero, che rimanda al suggestivo paesaggio del Presepe, molto meno austero di quello che ideò San Francesco per i fedeli del suo tempo, per mostrare loro concretamente quanto narrato nei Vangeli, ha messo in ombra la stupefacente novità di quel bambino.
Don Willy Volonté ci richiama alla necessità di andare oltre le emozioni, se pure importanti, per immergersi in un mistero che nessuna fede contempla se non quella cristiana.
La Sapienza, Sofia per i greci, nella prima lettura, infatti, assume i tratti di una persona, si muove e agisce, dona i suoi favori, cammina con gli uomini.
Quello che l’autore del testo biblico non poteva immaginare è che il Logos, la pienezza della sapienza sarebbe effettivamente diventata persona, carne a camminare, volto a consolare, uomo ad abitare fra gli uomini.
Giovanni l’Evangelista sceglie una modalità particolare di descrivere questo ingresso, parlando di prendere dimora, venire ad abitare, porre fra noi una tenda.
Ora il popolo di Israele stava in città e villaggi, coltivava campi, aveva un tempio nella capitale, ma non dimenticava e non ha mai scordato il tempo in cui vagava nel deserto, quando Dio camminava con loro, li precedeva come nube luminosa, procurava loro il cibo e l’acqua, dava loro appuntamento su un monte, come mostra oggi la celebrazione della Festa delle Capanne.
Dio non ha smesso di preferire il nomadismo, pur di seguire ciascuno di noi nel viaggio della vita, ma nello stesso tempo non disdegna di abitare nelle nostre case, accanto a noi.
Questo è il mistero straordinario che il Natale ci porta, ricordandoci che c’è un Dio che pur di stare con noi si è fatto uno di noi, senza rinunciare alla sua pienezza, così che la Sapienza, se l’accogliamo, abita i nostri giorni.
“E allora cosa fare, se non piegare le ginocchia della nostra intelligenza e del corpo, di fronte ad un mistero così grande che stravolge la nostra concezione di umanità per portarla ad un livello che ciascuno di noi, anche se non lo esprime, desidera che sia.”
Produzione Caritas Ticino