Torna in questa Seconda Domenica dopo il Natale, quasi una domenica transitoria tra il Natale e l’Epifania, spesso sotto tono, il Prologo di Giovanni. Eppure esso, nell’intreccio con le altre due letture di oggi, offre una riflessione profonda sul nostro essere cristiani e credenti in Cristo nella storia di oggi.
Potremmo suddividere la riflessione in tre parti: chi è Dio, chi è l’uomo, cosa fa Dio per l’uomo.
Chi è Dio? Egli si presenta come il “principio di tutto”. La Genesi nel primo versetto usa la stessa espressione, gli antichi Filosofi greci cercavano “l’Archè” il principio da cui tutto ha inizio. Esso è Dio
Possiamo dire che Dio è il principio, il senso delle cose, è la Verità con cui misurare tutte le altre cose, è la Felicità con cui misurare tutte le nostre felicità, è l’ansia di ricerca con cui misurare il nostro desidero di cose belle. Come far si che Dio sia tutto ciò? Cercando i suoi segni, la sua presenza in ogni cosa, anche lontana da Lui, come se tutto parlasse di Lui, trovare in tutto e in tutti i segni di Dio che ci chiamano alla Vita, alla Missione, all’Amore. Cercare la Sua Parola, perchè essa crea, ricrea dopo che l’uomo distrugge, ed in essa confrontarci, interrogarci sulla verità, felicità, desideri.
Nulla di ciò che esiste nell’umano è lontano da Dio perchè “Tutto è stato fatto da Lui…e niente gli è lontano”.
Chi è l’uomo? Il Prologo ad un certo punto, dopo tanta poesia su Dio, smette di parlare di Dio e parla dell’uomo, con l’espressione “Venne un uomo mandato da Dio”. Ci dice che Dio per parlare agli uomini, per interagire con la vita degli uomini, lo fa attraverso altri uomini. Dio sceglie delle storie, non le migliori spesso, per parlare di Amore ad altre storie. La sua storia di Amore si intreccia con la storia degli uomini attraverso storie di uomini. Non è un gioco di parole, è la verità profonda e bella di Dio che riempie di meraviglia la vita dell’uomo, tanto appunto da decidere di farsi uomo perchè la nostra vita prendesse il massimo della dignità.
Cosa fa Dio per l’uomo? Dio ama la sua creatura, Dio ci ama, sempre, anche quando non ci accorgiamo del Suo Amore, quando ci allontaniamo, lo mandiamo via, lo rinneghiamo. Il testo ci dice che Egli venne “Nella sua casa” la storia degli uomini e “la sua gente” noi stessi non lo abbiamo accolto. Eppure non fa marcia indietro, non scappa via. Qui due profonde domande sul come viviamo noi la storia: noi accogliamo Dio, lo vediamo nella storia? Noi accogliamo ed amiamo gli altri nonostante non meritano secondo le nostre logiche?
Qui ci sarebbe da aprire una parentesi profonda sulla pastorale, sul come interagiamo nelle nostre parrocchie, diocesi, con i lontani, come cerchiamo i lontani, come viviamo la relazione verso coloro che non sono della “cerchia”.
Dio ama l’uomo peccatore perchè l’uomo peccatore ami l’altro uomo peccatore, certi che Dio da sempre nuove possibilità. Il testo dice “Non da sangue ma da Dio nasce”, non secondo i parti umani, ma secondo la rinascita in Dio, che è sempre possibile, anche se sei avanti con l’età, anche se la tua vita è piena già di fallimenti, puoi sempre rinascere in Dio, come ricordava il caro Nicodemo sempre nel Vangelo di Giovanni (Cfr Gv3).
Dio allora si fa carne, abita, prende dimora nella storia dell’uomo, per parlare faccia a faccia, ma la sua dimora non è fissa, non regale, non rigida, ma una tenda, capace di muoversi li dove l’uomo necessita, di spostarsi insieme all’uomo, corrergli dietro. E noi? Corriamo dietro i fratelli, portiamo amore ai fratelli li dove hanno bisogno e quando non lo meritano?
“Grazia su grazia”, si chiude cosi il testo, un eccesso di amore riempie la nostra storia. Con Dio che intreccia la nostra storia ogni storia umana non è mai chiusa, finita, fallita, può sempre rinascere, perchè come dirà San Paolo “dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia”.
Nella Prima Lettura del Libro del Siracide si parla della Sapienza che fissa la sua tenda tra gli uomini. La tenda in cui noi troviamo Sapienza, senso perduto, il senso di Dio nel senso perduto umano, il sapore nel nostro non sapore.
Nella Seconda Lettura della Lettera agli Efesini, un testo ripetuto più volte nei vespri, siamo chiamati “predestinati”, cioè da sempre scelti da Dio per stare con Cristo, in Cristo. La vita umana ha dignità oltre misura con Dio.
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Fonte – A cura di Massimiliano Arena
Sono nato il 16 Settembre del 1984 a Manfredonia (Provincia di Foggia- Puglia), una meravigliosa città di cui sono innamorato, incastrata tra il blu cristallino del mare Adriatico ed il verde delle montagne del Gargano che proteggono le sue spalle.
Dopo un percorso di ricerca vocazionale verso il sacerdozio ho deciso di vivere il mio impegno nella società e nella Chiesa da laico. […]