Dopo la proclamazione del vangelo oggi il sacerdote annuncia le date delle grandi festività dell’anno liturgico, cominciando dalla Pasqua. Questo è il giorno centrale del mistero della salvezza dal quale scaturiscono tutti i giorni santi in cui si celebra l’Eucaristia, il mistero pasquale della morte e risurrezione del Signore. Anche la festa di oggi è un preludio del mistero centrale della nostra fede. Nel vangelo che leggiamo risalta la presenza dell’odio verso Gesù, quell’odio che lo vuol portare alla morte, odio che non riesce però a soffocare l’amore degli umili verso di lui, anzi, degli stranieri cioè pagani, o l’amore che fa diventare umili anche coloro che potrebbero stare alla pari dei grandi della terra.
I magi si muovono, spinti dalle realtà di questo mondo – gli astri -, alla ricerca di un personaggio ignoto, dal quale sono certi di ricevere pienezza di vita e soddisfazione. Obbediscono alle risposte delle loro ricerche, che sono vere, ma incomplete: le stelle non possono dire tutto. Essi hanno bisogno d’aiuto per arrivare là dove vorrebbero, devono interrogare altri uomini, fino a giungere alle pagine sante delle Scritture dei profeti d’Israele. Ecco, proprio queste hanno la risposta alla ricerca del cuore e della mente degli uomini sapienti!
A Gerusalemme gli esperti delle Scritture sanno dov’è il Signore. Però non basta sapere dov’è perché avvenga l’incontro con lui. Se coloro che sanno non hanno il cuore umile e non ammettono d’aver bisogno di salvezza, il loro sapere non giova a nulla. Se il sapere sostiene l’orgoglio, questo impedisce di trarre frutto da ciò che si conosce.
Erode adopera il sapere per dare sfogo alla sua gelosia e invidia, i saggi esperti nelle Scritture non sanno d’aver bisogno di lui e perciò non fanno un passo per incontrare colui che è nato.
I passi li fanno quelli che vengono da lontano, i pagani scrutatori di stelle. Questi, benché mossi da una scienza umana limitata, hanno il desiderio e la volontà decisa di incontrare colui che non conoscono: essi di lui sanno solo che è degno di essere incontrato e adorato. Il loro cammino mi fa ricordare che anch’io talora mi accontento di sapere che Gesù c’è, di accontentarmi di quello che già so di lui, mentre altri fanno grandi fatiche per incontrarlo personalmente e godere del suo amore. Mi tornano alla mente quei musulmani che, pur di incontrare Gesù, affrontano il pericolo di esser messi a morte dai loro parenti o connazionali oppure scelgono un volontario esilio in paesi lontani.
I magi che vengono da lontano incontrano il Bambino sulle braccia della Madre. Maria è importante per tutti, perché è importante per il Bambino. È lei che lo indica loro, avvolta nel suo silenzio. È lei che accetta i doni della loro adorazione, doni significativi per lui e per loro. Il dono dell’oro manifesta la sua regalità e grandezza, quello dell’incenso la sua divinità e la sua gloria, il dono della mirra il suo cammino verso una morte preziosa per Dio e per tutti. Per loro gli stessi doni significano accettazione della povertà, volontà di ubbidienza, distacco da ogni realtà creata e da ogni creatura.
Gesù è bambino, ma la sua storia si colora già dei toni drammatici della sua passione e di quelli gloriosi della sua risurrezione. In essa trovano splendore le parole del profeta: “Viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te!” e ancora: “Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere”. Gesù è il centro dell’universo, il traguardo di tutte le aspirazioni del cuore dell’uomo. Presso di lui si fermano tutte le ricerche, perché in lui è ogni pienezza, in lui ogni cuore d’uomo trova gioia e pace. Anche se lui è ancora piccolo, anche se egli ancora non proferisce una parola, egli è il dono di Dio, il Salvatore che soddisfa ogni ricerca. Per questo noi, che lo sappiamo, vogliamo fare da specchio della sua gloria con il nostro amore umile e disponibile, in modo che molti altri trovino la strada per arrivare a lui. Vogliamo vivere la nostra vita perché sia essa la stella che conduce chi è alla ricerca di vita ad incontrarlo ed esserne arricchiti e trasformati.
La festa di oggi vorrebbe riversare in noi uno spirito missionario forte, nel senso che il nostro vivere serva a Gesù per far vedere a molti altri il frutto dolce e prezioso della sua presenza e attirare così a sè i loro cuori. Anche i bambini possono vivere già con questo desiderio, che i loro coetanei di tutto il mondo conoscano e amino quello stesso Gesù che è per loro pace e gioia, consolazione e ricchezza interiore, sicurezza e serenità.