Con il vangelo dell’Annunciazione entriamo nella settimana che ci porta al Natale. Questo passo contiene l’essenza del Natale, che è la dinamica attraverso cui Dio in Gesù si incarna in Maria; e per noi, oggi, questa essenza è la dinamica attraverso cui Dio si incarna nelle nostre vite, così come avvenuto per Maria.
Per capire l’elemento fondamentale e determinante di questo ingresso di Dio nella nostra vita, bisogna ritornare all’Eden quando Eva, ingannata dal serpente, decide di mangiare il vietato frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, quando invece era abbondante e benedetto da Dio cibarsi del frutto dell’albero della vita.
Per “conoscenza del bene e del male” non è da intendersi una conoscenza della quale Dio è geloso e non vuole condividerla con l’uomo – una lettura maligna e sospettosa nei suoi confronti – ma si intende tutto lo scibile del creato, tutto ciò che va “dalla A alla Z” nella conoscenza. Ora, l’uomo non ha la possibilità di avere questa comprensione, perché è troppo limitato; la comprensione del tutto è sconfinata e solo Dio può inglobarla interamente; un oceano non potrà mai entrare in un acquario, perché “certamente moriresti”, dirà Dio a Eva.
Fuor di metafora, l’uomo non potrà mai capire appieno tutto ciò che è nella realtà, non solo dal punto di vista scientifico bensì anche morale: ad esempio nel comprendere una tragedia come quella della Shoà; e chi vive esigendo di comprendere non vivrà mai appieno: perennemente dubiterà di Dio accusandolo di non saper fare il suo mestiere per i troppi conti che non torneranno alla nostra povera, piccola visione delle cose.
Così è per l’amore: esso non passa per la comprensione; non potremo mai capire fino in fondo un consorte, un figlio, un fratello, per il semplice fatto che i nostri sbagli non sono sempre comprensibili o spiegabili, in quanto non sempre esiste un motivo logico dietro ad essi.
Non cercare di capire: ama! Perché cercare di capire metterà sempre sotto processo l’altro non avendo tutto il necessario per comprendere, diventerai giustiziere che non perdona: l’esatto opposto dell’amore. Ecco perché i frutti dei due alberi nell’Eden sono uno portatore di vita, l’altro di morte.
Questa lunga introduzione serve per comprendere cosa c’è dietro l’«Eccomi» di Maria all’arcangelo Gabriele. In lei non c’è il desiderio di capire, perché la risposta dell’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra» e seguenti (Lc 1,35), di certo non è soddisfacente né sufficiente per comprendere come verrà fecondata. A Maria non interessa capire, semplicemente si fida e si apre alla vita di Dio che essendo immensamente più grande della propria, non può sottostare alla sua comprensione.
Anche noi possiamo essere fecondati da Dio: se è vero che Gesù ha potuto prendere corpo nel seno immacolato di Maria, è altrettanto vero che il nostro “sì” a Dio gli permette di plasmarci, di rendere abitabile il nostro cuore, perché sia un posto in grado di diventare sua dimora e permettere così, anche a noi, di vivere il Natale al pari di Maria.
Per tutta la vita Dio non fa altro che corteggiarci cercando in tutti i modi il nostro “eccomi”. E quando sarà sincero, pulito, fiducioso, allora Dio potrà cominciare a scrivere la sua storia con noi e in noi, portandoci dove non avremmo mai potuto immaginare, perché a quel punto non siamo più noi che viviamo ma è Lui che vive in noi.
Buon Natale!
Commento di don Luciano Condina
Fonte – Arcidiocesi di Vercelli