Commento al Vangelo di domenica 20 Dicembre 2020– mons. Giuseppe Mani

Ecco la serva del Signore – IV Domenica di Avvento

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Oggi il vangelo ci presenta la terza amica dell’Avvento: Maria. A differenza di Isaia e del Battista Lei non ci annuncia la venuta del Signore ma ce lo dona ed è così che si presenta a noi per insegnarci come fare Natale di Gesù, come farlo nascere e come donarlo al mondo.
Natale non è il compleanno di Gesù Bambino o il semplice ricordo della sua nascita in questo mondo ma la vera e reale nascita di Lui. E come Venti secoli fa Maria lo donò al mondo nella capanna di Betlemme, oggi vuol di nuovo rendersi presente nel mondo attraverso i cristiani.

Cosa ci insegna Maria?

Dio, nell’Eterno Consiglio, aveva deciso la salvezza del mondo e il Verbo del Padre si era offerto di venire direttamente a salvarlo. Come venire al mondo? Non scelse una apparizione ma una vera incarnazione: diventare uomo e condividere in tutto la storia umana. Per questo serviva una creatura che gli desse un corpo, perché il verbo stesso del Padre potesse diventare un vero uomo, entrare a pieno diritto nella famiglia umana. Fu scelta Maria, una umile giovane di Nazareth, di stirpe regale, che accettasse di essere Madre del Verbo divino divenendo sposa dello Spirito Santo. Fu chiesta la sua disponibilità, il “Verbo si fece carne” e dopo nove mesi “venne ad abitare in mezzo a noi”. Questa è la storia del primo natale.

Anche oggi Dio vuole essere presente nel mondo in maniera attiva, vuol servire, soffrire, lavorare, amare ed ha bisogno di qualcuno che gli offra la carne per rendersi presente in maniera visibile e sensibile, possa amare non soltanto facendo sorgere il sole e dandoci le stagioni ma servendo l’uomo condividendone la vita.

Il corpo, come la prima volta lo chiese a Maria, lo chiede a te. Se accetti, il Suo Spirito viene in te, prende possesso di te e divieni “tempio di Dio”, “Abitazione dell’Altissimo” “Altro Cristo”. Attraverso di te ripete tutta la sua avventura umana che si identifica con la tua, serve, ama, prega, soffre, muore e risorge in te. Il Cristiano è il Cristo presente nel mondo ed è attraverso di Lui che il Padre lo salva e lo perfeziona.
Questo natale quindi dipende da te. Intendi accettare l’avventura cristiana fino in fondo o rimanere un simpatizzante di Cristo? Se accetti basta fare come Maria, dirgli “Eccomi, fa di me quel che ti piace, sono pronto a tutto, purchè la Tua volontà si compia in me.” Non è difficile, non è complicato ma estremamente semplice, si tratta di offrirsi totalmente a Dio, spossessandoci di noi stessi, metterci a sua disposizione, restituendoci a Lui che ci ha creati. In fondo siamo suoi e non si tratta che di restituire a Lui con fiducia infinita quello che è suo.

Comincerà così la tua vera avventura cristiana. Non aver paura, Non è vero che chi si offre a Dio si dispone alle disgrazie e ai dolori più atroci. Gesù, che si immola e muore sulla Croce ama anche incarnarsi negli atleti, nei professionisti, nei sacerdoti, nelle suore, nei fidanzati, nei padri e nelle mamme, nei nonni e in tutte le categorie di persone perché a nessuna categoria manchi il Natale, manchi la presenza di Gesù. E’ una esperienza fantastica potere dire, dopo essersi offerti, “Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me”.
Il mondo ha bisogno di Cristo e tu puoi portarcelo con la tua persona disponibile a Lui.

In questo modo Dio si rende presente a tutta la storia umana, alla esperienza della pandemia. Per questo il Padre vede nei suoi figli la presenza di un virus che li fa soffrire e soffre con loro. E’ per questo che possiamo dire che Dio soffre con noi, accetta la nostra condizione di fragilità, non è indifferente e possiamo chiedere al Padre ciò che ci manca. Proprio perché Cristo è in noi e ci ha detto “Qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome ve la concederà”.

Far Natale significa dire: vieni Signore in me, assumi la mia persona, caratterizzata in questo Natale dal timore della malattia o forse già toccata dal virus. Vieni e salva me perché attraverso di me tu possa servire gli altri. Il presepio che faremo quest’anno è diverso: al posto della Grotta c’è un pronto soccorso o una sala di rianimazione, al posto delle pecorelle, le bombole di ossigeno, al posto dei pastori gli operatori sanitari perché Gesù oggi si incarna nell’uomo che , forse , attraverso questa esperienza dura ma sicuramente efficace ha ritrovato se stesso, la sua verità. Anche quest’anno sul presepio della nostra prova gli angeli cantano “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace agli uomini che Egli ama” come segno di una speranza che non delude e che annuncia la guarigione e la resurrezione come , sempre, dopo ogni prova.

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