Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.
Un profeta del tempo dell’esilio scrive al popolo d’Israele rivolgendosi ai rimpatriati da Babilonia che avevano ripreso la costruzione del tempio di Gerusalemme. I deportati avevano fatto l’esperienza delle privazioni e dell’oppressione, ma dopo il ritorno tuttavia scoprono la fatica della libertà: ben altre costrizioni e schiavitù si presentano ed essi si confrontano con il cammino della fedeltà a Dio sempre da rinnovare. Il profeta porta un annuncio di liberazione a persone con il cuore spezzato, parla di rinnovamento, di germogli nuovi da coltivare, di restauri di antiche rovine e annuncia un tempo nuovo, anno di grazia, tempo della remissione dei debiti: tempo della gioia perché tempo di nuova condivisione.
Il capitolo 1 del IV vangelo riporta all’attesa di un messia. Al tempo di Gesù molte erano le interpretaazioni di questa attesa, con contenuti e modalità diverse. Al Battista chiedono: ‘Sei tu il messia oppure Elia o uno dei profeti?’.
L’attesa di un giorno del Signore e del suo intervento con le caratteristiche di un giudizio nella gloria si componeva con l’attesa di un profeta più grande di Mosè (Dt 18,18). Giovanni Battista invitava con forza a prepararsi alla venuta del messia e si presenta come voce che grida: ‘Preparate nel deserto una via per il Signore’ “(Is 40,3-5). Nel quarto vangelo egli assume il profilo del testimone di Gesù che richiama a lui: ‘Ebbene io l’ho visto accadere, e posso testimoniare che Gesù è il Figlio di Dio’. (Gv 1,32-34)
Giovanni non attira a sè ma intende tutta la sua vita orientata a preparare la via all’incontro con Cristo: è l’amico dello sposo che prepara l’incontro. La venuta di Gesù come Messia è incontro di comunione tra il Dio dell’amore e l’umanità chiamata a partecipare della sua vita (cfr. 1Gv 1,2-3).
Nella lettera ai Tessalonicesi – scritto da Paolo del 50-51 – Paolo si rivolge ad una comunità segnata dalla persecuzione e dalla difficoltà ricordando di essere sempre lieti e richiama al fondamento della gioia: ‘Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo’. Tutto deve esser vissuto per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. L’invito alla gioia è motivato dalla fiducia nella venuta di Gesù Signore. La fede dei Tessalonicesi è ancora malferma, in crescita. Essi vivono difficoltà tuttavia il loro cammino si nutre dell’attesa di Gesù Cristo che verrà. Paolo ricorda loro che la parola di Dio non è semplice parola umana, ma parola efficace che opera nei credenti: è ‘parola di Dio… veramente tale e agisce in voi che credete!” (1Tess 2,13). Proprio nell’esperienza della prova egli invita a rimanere nella gioia, fondati sulla sua Parola. Sta qui il senso profondo del celebrare questa domenica d’avvento che inizia con l’invito ‘Rallegratevi nel Signore’.