Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
Ho conosciuto non troppo tempo fa una signora che si diceva molto devota a Gesù Eucaristia, non si perdeva una adorazione né una messa feriale. Era in crisi per la sospensione delle celebrazioni lo scorso lockdown. “Non posso più incontrare il mio Gesù!”. Il suo parroco le ha chiesto perché non venisse magari una volta alla Caritas, per incontrarlo nei poveri, che sono triplicati in questo momento difficile. “Eh no, sai, non so, non mi fido, non si lavano, puzzano…”.
Insomma, alla fine quella donna ha ammesso di non riuscire a riconoscere Gesù nei poveri. “Nel tabernacolo sì, ma nei poveri non ci credo tanto…”. Tutta quell’Eucaristia rimaneva chiusa lì. La sua non era fame di comunione intima, quanto piuttosto di ostie, di riti, di qualcosa che poteva scomodarla esternamente sino al punto di restare in ginocchio per un quarto d’ora intero. Ma senza neppure regalare un cenno di sorriso al bisognoso in fila per il suo pacco alimentare.
In fondo il suo era un Gesù di comodo, come quello di un crocifisso di plastica o d’oro appeso al collo, senza un minimo gemito della carne. L’Evangelo questa domenica raggiunge anche lei e tutti noi: se siamo allenati a incontrare Gesù e a riconoscerlo in Chiesa, a maggior ragione lo troviamo in ogni fragilità, debolezza, bisogno umano autentico. Paradossalmente gli amici non cristiani riescono a vedere meglio di tanti credenti l’ipocrisia di chi si costruisce un Gesù di comodo, disincarnato, staccato dalla vita.
Se Gesù affascina tanti, ancora oggi, è per questa richiesta scomoda di incontrarlo non tanto in Chiesa, quanto piuttosto in quei piccoli dei quali ha proclamato la benedizione. Sono loro che davvero regnano nel Regno. Gesù regna in loro: nei piccoli, nei deboli, dei poveri. Questa sarebbe tra l’altro la lezione della carne del Crocifisso: non aver paura della carne del fratello, perché lì incontri compiutamente il perdono di Dio.