LO SPOSO PURIFICA LA SPOSA CON IL SUO SANGUE PERCHE’ LA SALVEZZA GIUNGA ATTRAVERSO DI NOI A OGNI UOMO
Il Signore si accende di zelo nel cortile del Tempio, riservato ai “gentili” che non avevano accesso al luogo separato per gli ebrei. Quel cortile costituiva la ragione d’essere del Tempio: Il Santo dei Santi era separato e inaccessibile proprio per proteggere dalla profanazione dei compromessi l’Arca della presenza di Dio, dove era custodita la Torah, la Parola creatrice e liberatrice che il Popolo aveva ascoltato come una primizia perché fosse fatta conoscere alle Nazioni. Allo stesso modo, la santità dettata dalla Legge che separava Israele dai pagani e dal loro modo di vivere avrebbe dovuto custodire integra la fede e la primogenitura perché ogni uomo potesse incontrare in quel Popolo santo e così “diverso da tutte le Nazioni” il volto misericordioso di Dio.
La santità, infatti, non è mai segregazione narcisistica ed esclusione sprezzante. Per questo l’ira di Gesù si scatena sui venditori che, disprezzando il cuore della Legge, avevano piantato i loro traffici impuri nel luogo decisivo per l’annuncio del suo amore, sulla porta della fede, della salvezza e della vita. Egli entra nei cortili dove la santità s’era fatta mercato, e la “casa di preghiera” e di incontro con Dio per tutti i popoli era divenuta una “spelonca di ladri” che rubavano la speranza dei piccoli e dei pagani lucrando sulle cose sante. Con un gesto profetico Gesù getta luce su quel disordine che aveva pervertito la santità del Tempio, in vista della purificazione che avrebbe portato a compimento sulla Croce preparata per Lui dai “sommi sacerdoti, dai notabili del popolo e dagli scribi” che “cercavano di farlo perire” perché aveva smascherato la loro ipocrisia.
Anche la castità, la sincerità, la sobrietà e tutte le virtù che il Signore dona ai cristiani sono i segni della vita nuova e santa che certificano l’autenticità del Vangelo che la Chiesa, nuovo Israele, è chiamata ad annunciare al mondo: “Io penso che la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di “cortile dei gentili” dove gli uomini possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio” perché al loro “servizio sta la vita interna della Chiesa” (Benedetto XVI). La nostra vita rinnovata dal Vangelo è come il cortile dei gentili, l’incarnazione della ferita del costato di Cristo, la porta del suo cuore dischiusa ad accogliere i peccatori. La formazione che riceviamo nella Chiesa attraverso la Parola di Dio e i sacramenti è “al servizio” dell’umanità, affinché in ogni relazione ed evento, con le parole e le opere della fede adulta, possiamo annunciare la Buona Notizia attraverso la quale chi ci è accanto possa “agganciarsi a Dio”.
Per questo chi non annuncia il Vangelo optando per le mediazioni mondane annacquando la fede, riduce la Chiesa ad una “spelonca di ladri” che rubano i tesori della Grazia offerti ad essa per far conoscere agli uomini l’amore di Dio. E’ necessaria allora la fedeltà quotidiana al Vangelo, lottando per preservare incontaminato il deposito della fede, senza dimenticare che appartenere a Cristo significa anche appartenere a ogni uomo. Può accadere, infatti, anche a noi di commerciare ciò che è gratuito profanando così il Tempio che è la nostra vita destinata a custodire la presenza di Dio. Commerciare i doni santi di Dio per ricattare e legare a noi le persone vendendo o prestando a usura affetto, stima, pazienza e addirittura il perdono, approfittando della fragilità dell’altro, fa di noi uno scandalo che impedisce al Vangelo di “agganciare” i più deboli.
Lo zelo del Signore geloso della “sua casa”, irrompe allora nelle nostre esistenze e le stravolge purificandole. Per questo, in ogni giornata è nascosto l’imprevisto, un mal di testa, un tamponamento, un fallimento, un’incomprensione, la Croce. Attraverso di essa Gesù “scaccia” i demoni – come recita il verbo originale del vangelo identico a quello “tecnico” utilizzato negli esorcismi – per ridonarci la santità perduta. Ma il suo zelo per noi rivela anche il suo amore per ciascun uomo. Purifica noi per salvare il mondo, perché “ogni giorno” questa generazione possa ascoltarlo “insegnare nel Tempio” del nostro corpo e della nostra vita, e così “pendere dalle sue labbra” che annunciano il perdono e la pace.
AUTORE: don Antonello Iapicca FONTE: Newsletter SITO WEB CANALE YOUTUBE