Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 19 Novembre 2020

Gesu’ piange.

E’ bello ed umano questo gesto del Maestro, che dimostra, ancora una volta, quanto sia “ veramente umano “, veramente vicino a me, a te, a noi.

Perchè piange?

Perchè Gerusalemme non ha compreso ( “ se avessi compreso “ ) e “ non ha riconosciuto il tempo in cui è stata visitata “.

Gerusalemme siamo noi.

Spesso “ non capiamo “ e “ non riconosciamo “ i passaggi di Cristo nella nostra vita.

In questo “ tempo particolare “ sovente si sente dire che il 2020 è stato un anno bruttissimo, quasi da cancellare.

E’ vero, è stato difficile, per qualcuno tristissimo a causa di lutti dolorosi resi ancor più tristi dalla solitudine del commiato, ma, anche in questo anno, Cristo è passato, ci ha parlato e, forse, lo ha fatto in maniera più forte di tutti gli anni precedenti.

Chi, come me, appartiene a generazioni che non hanno conosciuto le guerre del secolo scorso, per la prima volta si è trovato di fronte a qualcosa che ha alterato quel flusso, ritenuto “ normale “, di vita, dinanzi ad un nemico che gli ha impedito di svolgere le consuete attività, che lo ha reso, probabilmente, più povero economicamente.

Al contempo, però, per la prima volta, ha avuto anche una forte scossa, ha toccato con mano l’erroneità di una vita basata su un “ delirio di onnipotenza “ che aveva fatto dimenticare la propria essenza di “ creatura fragile “ bisognevole del suo Creatore.

E, allora, anche nella pandemia Cristo ha parlato e parla.

Abbiamo compreso?

Abbiamo capito che senza di lui non possiamo far nulla, abbiamo imparato a riconoscere i suoi passaggi nella nostra vita?

Una delle cose positive di questo tempo è stata…il tempo.

Si, le restrizioni imposte ci hanno donato più spazi vuoti, a cui non eravamo abituati e che, a volte, ci hanno messo anche a disagio perché incapaci di riempirli in quanto disabituati a “ fare spazio “ in noi per accogliere Dio.

E, allora, per chi ha voluto, è stata ed è ancora “ un tempo propizio “ per convertirsi, per iniziare a riorganizzare le proprie priorità, mettendo al centro la preghiera, la propria relazione con Dio.

Che effetto produce questa preghiera?

Lo leggevo qualche giorno fa in un messalino, dove era scritto che una preghiera attenta, fiduciosa e non affrettata è un “ collirio “ che ci restituisce la vista in modo tale da iniziare a vedere con gli occhi di Dio.

Solo con questi occhi potremo riconoscere i suoi passaggi nella nostra vita ed, in tal modo, “ il pianto “ di Gesu’ su di me si trasformerà in gioia in quanto un suo figlio sarà tornato a vedere, sarà tornato a vivere.

Buona giornata e buona riflessione a tutti.


A cura di Fabrizio Morello

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