Sbaglia il discepolo che vuole conservare la sua piccola fede, senza osare, senza investire, senza farla crescere. Sbaglia chi si accontenta di piccole emozioni spirituali, di piccole certezze, di piccole devozioni che non sanno e non vogliono crescere, che non vogliono andare oltre, andare altrove.
Ci è stato dato tanto, abbiamo accolto il Vangelo, abbiamo creduto, abbiamo investito e scommesso sull’identità di un Dio che ci svela a noi stessi. Guai a fermarci, a crederci arrivati. Guai a chi si siede, magari deluso da una pessima esperienza di Chiesa o dalla pigrizia interiore. Sono d’accordo con voi: viviamo tempi difficili, nel mondo e nella Chiesa.
Nel mondo, sempre più arcigno, violento, scurrile, perché fatichiamo a conservare la fede, sempre messi in discussione, come se la Chiesa fosse un’associazione a delinquere e il vangelo una pia favoletta. Nella Chiesa, a volte chiusa, sbandata, con pastori non adeguati alla missione da svolgere.
E in questi tempi forti è necessaria la presenza di credenti forti, di cristiani motivati e convinti (non arroganti e saccenti), capaci di rendere ragione della speranza che è in noi, capaci di investire il talento che ci è stato donato.
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