don Vincenzo Marinelli – Commento al Vangelo del 17 Novembre 2020

“Se ho rubato, restituisco”

Un’altra giornata con un “happy ending” imprevisto. Zaccheo si avvicina il più possibile a Gesù, ma solo per curiosità. Avrebbe mai potuto pensare che alla fine di quel giorno Gesù sarebbe stato addirittura suo ospite a cena, in casa sua? Ma non c’è soltanto un lieto fine paradossale in questa vicenda. Anche per Zaccheo, come per l’uomo cieco, prima del lieto fine c’è la storia di un cambiamento profondo, di una conversione che fa “rialzare” e fa ritornare alla vita in modo diverso.

Quella di Zaccheo è la confessione sincera di un uomo pentito, che non vuole nascondere più nulla di sè, dei suoi errori, delle sue omissioni e delle sue truffe. È disposto a recuperare in ogni modo, fino a restituire per quattro volte il valore di quello che ha sottratto. Quanto le nostre confessioni terminano così? Quanto ci riportano alla vita con questa rinnovata voglia di essere diversi e di riscattarci? Questo non può accadere tutte le volte che non c’è un vero pentimento, tutte le volte che dopo quel “se (ho rubato)”, non segue un “restituisco”, ma una giustificazione del proprio atteggiamento.

Zaccheo è colto alla sprovvista da Gesù, ma dimostra di essere un uomo nella cui vita c’è spazio per il Vangelo. È giunto a quella maturità che gli ha permesso di accogliere prontamente la grazia di Dio, proprio quando gli si è manifestata.

In breve

La storia di Zaccheo è la storia di un uomo pentito, che non vuole nascondere più nulla dei suoi errori e delle sue truffe. Solo dal vero pentimento nasce la forza per un grande riscatto di sè.


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