Paura: la peggior consigliera di vita. Ti fa temere di fronte a ciò che ti è chiesto di vivere, ti fa bloccare di fronte a ciò che ti è chiesto di mettere in gioco, e alla fin fine ti fa entrare in tenebre di vita che non sono altro che morte. Un bel problema, o – forse – “il” problema delle nostre vite talora ingessate. Che tu abbia un talento, due, cinque o cinquemila, se non ti decidi a fare il passo del “metterti in gioco”, e quindi a mettere in gioco tutto ciò che sei, finirai per buttare via quel dono unico che è la tua vita.
Perché, in fondo, ciò che hai è soprattutto ciò che sei agli occhi di Dio. E i talenti, pochi o tanti, sono proprio l’inestimabile bagaglio che il Signore ti ha consegnato. Anche le grandi imprese partono da un piccolo passo, che non è mai sicuro, scontato, ma che poi permette di giungere laddove non si sarebbe mai pensato. «Bene, servo buono e fedele… prendi parte alla gioia del tuo padrone». Siamo servi, ma chiamati a giocarci per una gioia condivisa con chi ci chiama al servizio.
Non bastasse l’invito a vivere e a non seppellire il talento (e seppellirci), c’è anche l’immagine di Dio che emerge da queste parole evangeliche: chi è il Signore? Un Dio che chiama a condividere la gioia del cammino di vita, o un padrone duro “che miete dove non ha seminato…”? In fondo, Gesù, più che affermare l’immagine di Dio del servo pigro, sembra confermare quel che il servo stesso vede di immagine, non la realtà della gioia condivisa. Quanti danni fa la paura… stravolge la vita mutandola in morte anticipata.
Lino Dan SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato