Il Vangelo di questโoggi (Mt 25, 14-30) รจ lโimmediato e sequenziale prosieguo di quello di domenica scorsa (Mt 25, 1-13).
Lโesegesi con riguardo allโ โolioโ che ci ha accompagnato sette giorni fa, ha tratto da questo elemento connessioni e legami espressivi che ci hanno rimandato alla โfaticaโ e al โpesoโ, ovvero alla loro โlieta accettazioneโ (cf. Presero anche lโOLIO).
E se lโestratto evangelico odierno, come appena detto, รจ lโesatta continuazione del passo scorso, con il commento che proponiamo possiamo rilevare come la prosecuzione non si limiti solamente alla forma, ma concerna anche la sostanza.
Riflettiamo assieme.
Rinomata e conosciutissima รจ la parabola odierna (la cosiddetta โParabola dei talentiโ), cosรฌ come sono arci note le sue consuete interpretazioni.
Se domenica scorsa (nella cosiddetta โParabola delle dieci verginiโ) tutto ruotava attorno allโ โolioโ, questโoggi il vertice della narrazione fa perno su un altro sostantivo: TALENTI.
A tutti รจ sempre stato lasciato intendere comunemente, fin da piccoli al catechismo nonchรฉ nelle varie omelie e catechesi, come il termine ยซtalentiยป (presente, tanto al plurale come al singolare, per ben 11 volte in 17 versetti [piccola nota: un talento equivaleva a seimila denari, cioรจ al salario di seimila giornate lavorative]) possa e debba essere trasfuso nel suo โprossimoโ sinonimo di ยซdotiยป.
E non vโรจ motivo di screditare questa lettura (suggerita dalla semantica che appartiene al nostro linguaggio e al nostro costume), poichรฉ anche adoperando tale accezione (ยซtalentoยป come ยซdoteยป, ovvero come ยซspiccata abilitร ยป), il senso della parabola in questione assume un valore emblematico e valido.
I ยซtalentiยป, inoltre, rappresentano anche un ยซricavo/guadagnoยป, ovvero sono sinonimo di ยซbeni (patrimoniali)ยป.
E pure tale aspetto interpretativo รจ da accogliere fortemente, anche per il fatto che lโabbinamento ยซbeni-talentiยป รจ posto in atto esplicitamente dallโยซuomo/padrone/signoreยป primo attore della parabola, ovvero da Gesรน stesso, il quale รจ il protagonista sotteso del racconto, nonchรฉ il proclamatore diretto di queste righe. -Notiamo fugacemente, senza promuovere alcun approfondimento (lasciando al lettore spunti di deduzione), come in greco la parola ยซbeniยป (Mt 25, 14) sia tร upรกrchonta, che letteralmente vale ยซle cose che cominciano/che sono (รกrcho) โ sotto (upรณ)ยป. Potremmo azzardarci a tradurre anche con: ยซle fondamentaยป.
Che poi tanto tanto azzardata questa traduzione non รจ, dato che lโ ยซuomo/padrone/signoreยป sta ยซpartendo per un viaggioยป (in greco รจ apodemรตn, ovvero letteralmente ยซlasciare casaยป โ Mt 25, 14); e dato che lโaggettivo possessivo ยซsuoi [servi]ยป in greco รจ idรญous (Mt 25, 14) ovvero ยซproprio/privato/personaleยป contrapposto a ยซpubblicoยป, aggettivo che la traduzione CEI 1974, in alcuni casi, arriva a rendere proprio con ยซcasaยป (ยซE da quel momento il discepolo la prese nella sua casa [eis tร รญdia]ยป โ Gv 19, 27)
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Nondimeno, se andiamo al testo originale greco, accanto alle valide accezioni โprossimeโ di ยซtalentiยป (di cui abbiamo appena fatto cenno), possiamo valutarne anche unโaltra piรน profonda. -Spesso siamo a ricordare al fedele come sia importante, ma oseremmo dire necessario ed urgente, andare โoltre il versettoโ, ovvero cogliere, ed accogliere, un โal di lร del significato prossimoโ del versetto. Poichรฉ accontentandoci sempre e solo dei sensi โprossimiโ (assolutamente validi, sia chiaro!), possiamo correre il rischio di divenire โapprossimativiโ, ovvero rendere โapprossimativaโ la nostra fede
Ebbene, la parola greca adoperata per ยซtalentiยป รจ tรกlanta.
Tecnicamente questo sostantivo, prima di arrivare a valere ยซtalento/monetaยป, esprime il significato tecnico del ยซsopportare/pesareยป. Il ยซtalentoยป, invero, era una unitร di peso, con la quale si procedeva a misurare, quindi valutare, dare un valore; quindi apprezzare, dare un prezzo.
Ora proviamo a tradurre con questo senso il versetto di Mt 25, 15:
ยซA uno diede cinque cose da sopportare/pesi, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacitร di ciascuno; [โฆ]ยป.
Interessante notare, a supporto della scia esegetica qui proposta, il termine ยซcapacitร ยป (in greco dรบnamin, ovvero ยซcapacitร /forzaยป). Esso ci conduce, con estremo vigore, ad un altro passo della Parola di Dio, ovvero a 1Cor 10, 13:
ยซNessuna tentazione, superiore alle forze umane, vi ha sorpresi; Dio infatti รจ degno di fede e non permetterร che siate tentati oltre le vostre forze ma, insieme con la tentazione, vi darร anche il modo di uscirne per poterla sostenereยป.
Ecco, allora, come questi ยซtalentiยป possano assumere il valore profondo di ยซproveยป, ed anche di ยซtentazioniยป, le quali possono essere permesse dal Signore (precisando, sempre e comunque, come il Signore non sia un tentatore โ cf. Gc 1, 13-14: ยซNessuno, quando รจ tentato, dica: โSono tentato da Dioโ; perchรฉ Dio non puรฒ essere tentato al male ed egli non tenta nessuno. Ciascuno piuttosto รจ tentato dalle proprie passioni [permesse dal Signore che ci ama visceralmente tanto da lasciarci la piena libertร ], che lo attraggono e lo seduconoยป). โCome non fare riferimento alla tanto temuta frase: ยซโฆe non ci indurre in tentazioneยป.
Certo che รจ bene aggiornare le traduzioni a seconda dei tempi e delle capacitร storiche di comprensione: tuttavia la fede non puรฒ trovare il suo fondamento nelle (mai del tutto) corrette (poichรฉ comunque sempre correggibili-perfettibili, ergo sempre โapprossimativeโ) traduzioni (il โtradurreโ, infatti, รจ sempre un โtradireโ), poichรฉ il cardine della fede sta, in primo luogo, nellโiniziazione e nella scrutatio della Parola di Dio (che comprende necessariamente, ma che non implica solamente, il consultare o il proporre la piรน adeguata, fedele e rispettosa traduzione possibile del testo).
Piccola sfumatura nascosta.
Nel โPadre nostroโ, tanto secondo Matteo (Mt 6, 13) quanto secondo Luca (Lc 11, 4), il verbo greco adoperato in ambo i casi รจ sempre eisenegkรฉs, che nel suo aspetto tecnico e letterale vale esattamente ยซindurreยป [eisenegkรฉs coniugazione di eisfรฉro, ovvero eis = ยซversoยป + fรฉro = ยซportareยป].
Perchรฉ, dunque, manipolare le parole uscite propriamente dalla bocca di Gesรน? Il Figlio di Dio si รจ forse sbagliato a parlare?
Necessario, certo, รจ elaborare una esegesi di questo verbo (per unโampia, profonda e piena comprensione del termine, del concetto e del messaggio): ma lโesegesi dovrebbe rimanere nel suo naturale alveo di deduzione e chiosa della Parola di Dio, e mai divenire essa stessa Parola di Dio. โTradurreโ e โfare esegesiโ, invero, sono due operazioni necessarie ed interdipendenti, ma che debbono mantenere un loro limite distintivo, poichรฉ grazie alla traduzione si deve salvaguardare lโimpatto โimmediatoโ (la denotazione) della Scrittura, mentre tramite lโesegesi si puรฒ riuscire a carpire il โmediatoโ (la connotazione), i quali (immediato e mediato), come ripetiamo continuamente, sono entrambi da recepire, senza alcuna prevaricazione di un versante sullโaltro (cf. AGOSTINO DโIPPONA, Le Confessioni, cap. XII, 14.17, consultabile sul web allโindirizzo https://bit.ly/38ozBGS: ยซMirabile profonditร delle tue rivelazioni! Ecco, davanti a noi sta la loro superficie sorridente ai piccoli; ma ne รจ mirabile la profonditร , Dio mio, mirabile la profonditร ยป).
Data questa premessa, torniamo, quindi, alla piccola sfumatura nascosta.
Nel brano evangelico odierno, nel versetto di Mt 25, 20, il verbo ยซ[ne] portรฒยป (ยซSi presentรฒ colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portรฒ altri cinqueยป) in greco รจ prosรฉnegken (prรณs = ยซversoยป + fรฉro = ยซportareยป), che รจ grammaticalmente lo stesso di eisenegkรฉs (ยซindurreยป).
Ebbene, lโespressione ยซne portรฒ (prosรฉnegken) altriยป significa, secondo un ragionamento logico-grammaticale, che questi, dato che sono definiti ยซaltriยป, sono โsecondi ad altri ugualiโ, ovvero โsi sommano ad altri uguali ma precedentiโ. E se tanto i secondi come i primi sono della stessa qualitร , ecco che se i secondi (talenti dei servi) furono ยซportatiยป (prosรฉnegken ovvero ยซindottiยป), ยซindottiยป erano anche i primi (talenti del padrone).
Possiamo quindi rilevare un parallelismo di contenuto tra la vicenda narrata oggi nel Vangelo, e il senso racchiuso nel โPadre nostroโ, sia grazie allโindagine esegetica che stiamo proponendo, sia in virtรน di una scrupolosa analisi lessicale che evidenzia la citata corrispondenza di verbi (eisenegkรฉs โ prosรฉnegken = ยซindurreยป). Invero, cosรฌ come lโ ยซuomo/padrone/signoreยป ha concesso che i ยซtalentiยป (ยซcose da sopportare/pesiยป) fossero indotti ai suoi servi (ai quali era richiesto di โindurneโ a loro volta altri [alla fine intenderemo il senso dellโ โindurreโ che appartiene ai servi]), cosรฌ il Padre (nostro) permette lโ ยซindure in tentazioneยป.
Ecco, quindi, che se la traduzione tiene salvo, nel pieno rispetto ovvero senza manipolare artatamente, il โsenso letteraleโ, e lโesegesi agisce nel suo andare, nel pieno rispetto ovvero senza divenire eis-egesi, โoltre il versettoโ, nel momento in cui queste due autonomie si incontrano nel loro imprescindibile reciproco rapporto di interdipendenza e coessenzialitร , la fede diviene accessibile, solida e piena (es. disastrosa sarebbe una traduzione che dicesse: ยซma uno dei soldati con una lancia gli colpรฌ il fianco, e subito ne uscรฌ Eucaristia e Battesimoยป [Gv 19, 34], poichรฉ Gesรน รจ effettivamente morto in croce, e una lancia gli ha effettivamente trafitto il lato [la Sindone ne dร piena testimonianza]; cosรฌ come disastroso sarebbe non riconoscere nel sangue e nellโacqua sgorgati dal costato di Gesรน, immensi e profondissimi significati profetici e teologici [ยซMi condusse poi allโingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poichรฉ la facciata del tempio era verso oriente. Quellโacqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dellโaltareยป] โ Ez 47, 1)
A corollario di tutta questa analisi, di notevole interesse sono altri due verbi presenti nel Vangelo di oggi.
1 โ ยซcolui che aveva ricevuto cinque talenti andรฒ a impiegarli, e ne guadagnรฒ altri cinqueยป (Mt 25, 16).
Lโespressione appena evidenziata, in greco รจ ergรกsato en autoฤซs.
Letteralmente si potrebbe tradurre con: ยซ[andรฒ a] lavorare in quegli stessiยป.
Ma non รจ forse vero che esercitare un lavoro su un qualcosa รจ un ยซmirare a rendere fruttuosa quella data cosaยป?
Ecco, allora, come ยซimpiegare i talentiยป possa equivalere a ยซlavorare sulle prove/pesi/tentazioniยป, ovvero a ยซtrarre frutto/insegnamento/momento di crescita da queste stesse prove/pesi/tentazioniยป.
2 โ ยซcolui che aveva ricevuto cinque talenti andรฒ a impiegarli, e ne guadagnรฒ altri cinqueยป.
Il verbo appena evidenziato, in greco รจ kerdaรญno.
Esso significa assolutamente ยซguadagnareยป; nondimeno arriva ad incarnare pure unโaltra accezione, ovvero ยซrisparmiare/evitareยป.
Riflettiamo bene sul valore semantico di ยซrisparmiare/evitareยป.
Tale accezione, come giร appena suggerito, veicola il senso di un ยซeludereยป (es.: ยซMi sono risparmiato/evitato una faticaยป).
Tuttavia, se evolviamo questo contenuto, รจ chiaro che ยซrisparmiare/evitareยป arriva ad esprimere propriamente un ยซfare a meno di una cosa o del suo usoยป, ovvero ยซusarne pocaยป.
Ma non basta, poichรฉ, seguendo questo indirizzo, ยซrisparmiare/evitareยป equivale ad un ยซfare in modo che una cosa non si abbiaยป, ovvero ยซse ne abbia il meno possibileยป.
E se volessimo, quindi, racchiudere tutto questo tracciato, ecco che ยซrisparmiare/evitareยป si puรฒ esprimere in un unico verbo: ยซliberareยป (es.: ยซMi sono liberato da una faticaยป).
Tentiamo, allora, di offrire un senso al versetto in questione (Mt 25, 16), ovvero, tramite esso, dare una portata piรน ampia allโintera pericope:
ยซcolui che aveva ricevuto cinque pesi/tentazioni/prove andรฒ a lavorare su questi stessi, e ne risparmiรฒ altri cinqueยป. -rileviamo come accogliendo questa lettura, colui che ยซaveva ricevuto un solo talentoยป non sia da considerare, come รจ consuetudine, quello piรน โsfortunatoโ, bensรฌ il privilegiato dal padroneโฆ
Ebbene: che il Signore โinducaโ i ยซpesi/tentazioni/proveยป, non solo รจ manifestazione del suo immenso amore, dato che permette alla nostra libertร (che concerne lโambito della โsceltaโ) di essere assoluta e totale, ma puรฒ addirittura divenire strumento di redenzione.
Tuttavia la nostra redenzione potrร sorgere solo e soltanto se sceglieremo volutamente (liberamente) di fare la fatica di ยซlavorare sulle prove permesseยป, al fine di liberarcene e deciderci per la Libertร (che concerne lโambito della โcondizione/statusโ e che รจ una Persona: Gesรน Cristo). -Ecco, dunque, lโ โindurreโ dei servi.
Se lโ โindurre i talentiโ del padrone ai servi รจ un โpermettereโ, lโ โindurre altri talentiโ dei servi al padrone (ยซSi presentรฒ colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portรฒ altri cinqueยป) si articola nello โscegliere volutamente (liberamente) di lavorare sui pesi/tentazioni/proveโ, affinchรฉ, โliberi (e liberati) dalla zizzaniaโ, abbia a germogliare la salvezza nella Libertร (cf. ยซ[โฆ] prendi parte alla gioia del tuo padroneยป โ Mt 25, 21-23; cf. anche la seguente sequenza posta allโinizio della liturgia eucaristica: ยซBenedetto sei tu Signore Dio dellโuniverso: dalla tua bontร abbiamo ricevuto questo pane/vino, frutto della terra/vite e del lavoro dellโuomo; lo presentiamo a te, perchรฉ diventi per noi cibo/bevanda di vita eterna/salvezzaยป)
Il lettore domanderร : ยซMa che dire, allora, del versetto di Mt 25, 28: โToglietegli dunque il talento (peso/tentazione/prova), e datelo a chi ha i dieci talentiโ? Che Dio รจ questo? Punisce i buoni e allevia i cattivi?ยป.
Molto bene.
La spiegazione รจ giร in seno al commento appena offerto: basta articolarla ed argomentarla. Tuttavia continuare a spiegare risulterebbe esageratamente tedioso e confusionario. Perciรฒ ci รจ gradito raccontare un episodio che ha quale protagonista una Santa e Dottore della Chiesa (quindi degna di proporre esegesi ben piรน affidabili dello scrivente).
Santa Teresa dโAvila era in viaggio. Le condizioni meteorologiche, perรฒ, erano ostili ed avverse. Accadde, quindi che, a causa di tale situazione che sferzava la carrozza sulla quale la Santa viaggiava, essa assieme agli altri passeggeri fu rovesciata nellโacqua gelata del fossato della strada. Quando Santa Teresa uscรฌ fuori da quel disastro, invasa e penetrata da un freddo intenso, non mancรฒ di lamentarsi col Signore: ยซIo mi sono consacrata completamente ai tuoi interessi e tu mi lasci soffrire cosรฌ? Mi tratti cosรฌ?ยป. ยซTeresa โ le rispose il Signore โ cosรฌ tratto i miei amici!ยป. ยซAh, รจ per questo โ soggiunse la Santa โ che ne hai cosรฌ pochi!ยป.
Per gentile concessione di Fabio Quadrini che cura, insieme a sua moglie, anche la rubrica ALLA SCOPERTA DELLA SINDONE: https://unaminoranzacreativa.