Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
Con il suo sguardo diffidente verso le ricchezze, il profitto e le utilità materiali, l’evangelista Luca rivaluta l’aggettivo “achreios”, che Matteo utilizza nel senso di pigro, fannullone, incapace di far fruttare i talenti ricevuti.
Se in Matteo chi è “inutile” fa una brutta fine, al contrario Luca si spende in un elogio dell’inutile, superfluo, non monetizzabile; forse sarebbe meglio dire “senza pretese”. A ben vedere, infatti, il servo della sua parabola non viene meno al suo servizio, che anzi porta a termine sino in fondo, con dedizione e responsabilità.
La sua “inutilità” sta nel fatto che per sé non chiede alcun utile particolare verso il suo Signore. Non vanta alcuna pretesa. Non pretende ricompense speciali per essere stato buono, come fanno certi bambini viziati dai genitori con il bastone e la carota; quelli cresciuti fanno i buoni e basta. Chi ama davvero non ama per ricevere qualcosa in cambio, ma perché ama amare. Chi serve davvero lo fa perché sa che serve servire. Il servo semplice così vive ciò che fa non come un credito da vantare, ma come il proprio dovere.
Lui è inutile ma non certamente da buttare via; analogamente ogni cosa che riceve è generosità, grazia, dono non dovuto. Come una torta per la persona amata; una inutile, inattesa, piacevole dolcezza. Come un abbraccio, una carezza, un bacio inaspettato. E che sorpresa allora se Lui decidesse di dirci, improvvisamente: «Vieni subito e mettiti a tavola»! Un padrone che si fa servo, e non per ragioni di marketing: questo sì che è rivoluzionario!