“Non fate della casa del Padre mio un mercato!”
Intorno alla religione si corre sempre il pericolo di far girare interessi economici. Così accedeva nel Tempio di Gerusalemme dove i venditori collocavano le loro bancarelle per vendere tutto quello che poteva essere necessario per il culto. Probabilmente una forma molto meno regolamentata dei tanti negozi di souvenirs e bancarelle che circondano i santuari dei nostri giorni. Ma probabilmente, anche se non ci fosse nessun venditore che aspetta all’ingresso dei santuari, rimarrebbe comunque il rischio di fare della casa di Dio mercato, o una piazza. Non soltanto per le numerose “conversazioni” che si intrattengono in Chiesa (anche prima e dopo la celebrazione eucaristica), ma anzitutto per quello che noi stessi portiamo in Chiesa.
Portiamo infatti il nostro mondo interiore che è molto di più di una piazza o un mercato. Se tutti i pensieri, i ragionamenti che ci attraversano, o nei quali ci intratteniamo, avessero una voce udibile le Chiese sarebbero luoghi chiassosi e incompatibili con la preghiera. Se entri in Chiesa, non aspettare di essere sulla soglia della porta per predisporti alla preghiera. Prepara prima il tuo ingresso, mentre stai per raggiungerla. Comincia a smantellare le bancarelle delle cose da fare, delle notifiche sul cellulare, o di quello che ti angoscia. Fai tacere la piazza che è nel tuo cuore e preparati ad incontrare il Signore.
In breve
Sono i tuoi pensieri che disturbano la tua preghiera e l’incontro con Dio. Essi sono come un mercato, dove le voci dei venditori gridano più forte per soffocare la voce silenziosa dello Spirito che ti parla come il gemito di un bambino.
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