Quante volte Gesù, nel Vangelo, ci insegna quale dovrebbe essere lo stile di vita necessario per andare in Paradiso!
Le parabole, in particolare, ci parlano del Regno dei Cieli e ci spiegano come fare per ”avere la residenza” per sempre in quel luogo di felicità.
Anche il Vangelo di oggi ce ne racconta una: la parabola delle dieci vergini.
Le vergini erano le damigelle incaricate ad accogliere ed accompagnare lo sposo alla cerimonia nuziale e, poiché a quel tempo si usava celebrarla di notte, avevano con sé delle lampade.
Di queste damigelle cinque erano sagge e cinque stolte: le sagge hanno portato con sé l’olio per le lampade, mentre le stolte non l’hanno portato.
Qui, però,vorrei aprire una parentesi… vorrei parlare infatti delle lampade ad olio perché non so se voi, che siete piccoli, ne avete mai viste.
Questi oggetti erano costituiti da contenitori in terracotta, bronzo, ottone o altro materiale in cui era contenuto l’olio. In un beccuccio laterale era inserito uno stoppino (che è un cordoncino di cotone intrecciato) su cui bruciava l’olio attirato per capillarità. Rispetto alle candele la luce prodotta è sicuramente più intensa. Io ne ho una della mia nonna… ha una forma circa come la lampada di Aladino ed è di peltro, che è un materiale composto prevalentemente di stagno.
Tornando alla parabola, lo Sposo tarda ad arrivare e tutte le damigelle si addormentano. A mezzanotte viene annunciato che è arrivato lo Sposo. Le vergini stolte si accorgono di non avere olio sufficiente per le lampade e lo chiedono a quelle sagge. Queste, però, rispondono: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Mentre dunque le stolte vanno in cerca dell’olio, le vergini sagge entrano con lo Sposo nella sala del banchetto e la porta viene chiusa. Le cinque stolte ritornano… ma è troppo tardi! Bussano alla porta, ma la risposta è: «Non vi conosco», e rimangono fuori.
Che cosa vuole insegnarci Gesù con questa parabola? Ci dice che dobbiamo essere sempre pronti al suo arrivo, a quell’incontro con lui, lo Sposo, che ci condurrà a vivere per sempre nella festa del Paradiso.
Sottolinea, inoltre, che il problema non è l’addormentarsi… il Vangelo infatti ci dice che tutte le vergini si addormentano, anche le sagge!
“L’addormentarsi” significa che ognuno di noi può passare dei momenti di buio, di scoraggiamento, di fiacca, di poca voglia, di dimenticanza anche della venuta del Signore… nessuno è fuori da questo pericolo!
L’importante è svegliarsi, ma soprattutto svegliarsi con le lampade accese, essere cioè preparati.
Ma cosa significa la lampada? È il simbolo della fede che illumina la nostra vita, è il simbolo della fiducia che abbiamo in Dio Padre che mai dimentica i suoi figli.
E l’olio? È il simbolo della carità che fa fruttificare la nostra fede, che la rende credibile agli occhi di tutti coloro che incontriamo.
Se una qualche persona vi dicesse che lei è cristiana, che è stata battezzata, che ha una fede grandissima, che va a Messa tutte le domeniche e poi, nel momento in cui incontra un povero che sta morendo di fame fa finta di non vederlo, voi credereste a tutte le sue affermazioni?
Certo che no! Questa è la persona stolta.
Chi invece considera il Vangelo un tesoro grandissimo e lo vive ogni giorno è una persona saggia.
La condizione per entrare nel Regno dei Cieli, dunque, non è solo la fede ma una vita cristiana ricca di amore e carità proprio verso tutti. Provate a pensare chi potrebbero essere questi “tutti” con cui avete a che fare quotidianamente…
Perché, vedete bambini, se ci lasciamo prendere dalle nostre comodità, dal nostro egoismo, dal voler sempre primeggiare, dai nostri capricci, la nostra vita non dà buoni frutti e così non possiamo mettere da parte olio per la lampada della nostra fede!
Se invece stiamo sempre sull’attenti per capire i bisogni degli altri, se compiamo gesti di bontà, di generosità, di pazienza, allora sì che possiamo stare tranquilli perché, quando Gesù arriverà per portarci con lui alla festa delle nozze del Cielo, ci troverà con tantissime bottigliette di olio di scorta che possiamo mettere nella nostra lampada, olio che abbiamo accumulato con le azioni buone che abbiamo fatto in ogni momento della nostra vita.
Quando le vergini sagge, alla richiesta di olio da parte delle stolte, rispondono di no, secondo voi è egoismo, è cattiveria? No!
Perché, questo olio, o lo si ha nel nostro cuore o non lo si ha: non si può chiederlo agli altri perché è l’olio del desiderio di incontrare il Signore e, se desidero incontrare il Signore, la mia vita deve seguire i suoi insegnamenti…
Questo tipo di olio è un combustibile particolare che non si può donare.
Ognuno, in vita, ha fatto la sua scorta personale che è e rimarrà solo sua, perché davanti al Signore dobbiamo rispondere personalmente e non possiamo farci sostituire: non si può fare luce con le azioni buone degli altri!
Le cinque vergini sagge entrano alla festa perché hanno vissuto la loro vita come Gesù, quindi lo Sposo che arriva riconosce in loro un qualcosa di se stesso, vede in loro l’immagine di Dio: ne gioisce e le fa entrare.
Le altre che non hanno l’olio non vengono riconosciute perché non hanno mai avuto a che fare con lui: lo Sposo non le conosce.
Non è quindi un giudizio di castigo!
Molte volte Gesù ci ricorda di vegliare, e lo fa anche alla fine di questo brano del Vangelo. Dice: «Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
Se fosse oggi questo giorno, sareste pronti?
Potreste anche rispondere: “No, oggi no perché devo andare al compleanno del mio amico, devo andare in piscina, devo mangiare una torta buonissima che mi ha preparato la mamma, devo vedere quel film, devo andare a giocare…”.
E invece dovremmo prepararci sempre come fosse l’ultimo giorno…
Se il Signore vi chiamasse ora alla festa di nozze, avreste delle bottigliette di olio già piene? Pensateci… se non ne avete, cominciate da subito a mettere da parte questo olio speciale che un giorno vi porterà alla felicità eterna.
Fare scorta di questo olio non è difficile come sembra… Non occorre fare cose “straordinarie”… basta fare con amore le cose “ordinarie”.
Commento a cura di Maria Teresa Visonà per il sito omelie.org