Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 31 Ottobre 2020

Non metterti al primo posto

SABATO 31 OTTOBRE (Lc 14,1.7-11)

Dall’Antica Scrittura, conosciamo le guerre di palazzo al fine di avere il primo posto. Modello ed esempio è Assalonne: “Ma dopo questo, Assalonne si procurò un carro, cavalli e cinquanta uomini che correvano innanzi a lui. Assalonne si alzava la mattina presto e si metteva da un lato della via di accesso alla porta della città. Quando qualcuno aveva una lite e veniva dal re per il giudizio, Assalonne lo chiamava e gli diceva: «Di quale città sei?». L’altro gli rispondeva: «Il tuo servo è di tale e tale tribù d’Israele». Allora Assalonne gli diceva: «Vedi, le tue ragioni sono buone e giuste, ma nessuno ti ascolta per conto del re». Assalonne aggiungeva: «Se facessero me giudice del paese! Chiunque avesse una lite o un giudizio verrebbe da me e io gli farei giustizia». Quando uno gli si accostava per prostrarsi davanti a lui, gli porgeva la mano, l’abbracciava e lo baciava. Assalonne faceva così con tutti gli Israeliti che venivano dal re per il giudizio; in questo modo Assalonne si accattivò il cuore degli Israeliti. Ora, dopo quattro anni, Assalonne disse al re: «Vorrei andare a Ebron a sciogliere un voto che ho fatto al Signore. Perché durante la sua dimora a Ghesur, in Aram, il tuo servo ha fatto questo voto: “Se il Signore mi riconduce a Gerusalemme, io servirò il Signore!”». Il re gli disse: «Va’ in pace!». Egli si alzò e andò a Ebron. Allora Assalonne mandò corrieri per tutte le tribù d’Israele a dire: «Quando sentirete il suono del corno, allora direte: “Assalonne è divenuto re a Ebron”». Con Assalonne erano partiti da Gerusalemme duecento uomini, i quali, invitati, partirono con semplicità, senza saper nulla. Assalonne convocò Achitòfel il Ghilonita, consigliere di Davide, perché venisse dalla sua città di Ghilo all’offerta dei sacrifici. La congiura divenne potente e il popolo andava aumentando intorno ad Assalonne. Arrivò un informatore da Davide e disse: «Il cuore degli Israeliti è con Assalonne». Allora Davide disse a tutti i suoi servi che erano con lui a Gerusalemme: «Alzatevi, fuggiamo; altrimenti nessuno di noi scamperà dalle mani di Assalonne. Partite in fretta, perché non si affretti lui a raggiungerci e faccia cadere su di noi la rovina e passi la città a fil di spada»” (2Sam 15,1-15). La superbia va estirpata coltivando nel nostro campo la virtù dell’umiltà. Ma in cosa consiste questa virtù? Rimanere sempre, in ogni momento, dinanzi ad ogni evento della storia, nella più pura volontà di Dio. L’umiltà è un dono sempre da chiedere e sempre da coltivare.

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Dal Vangelo sappiamo che spesso i Dodici erano in lite a causa del primo posto da occupare nel regno di Cristo Gesù. Gesù li ha ammaestrati che la grandezza non è nel primo posto, ma nell’ultimo. Questa radice, creatrice di ogni disordine, difficilmente viene sradicata dal cuore. L’ambizione è vero cancro che si annida nel seno della comunità cristiana: “Ho scritto qualche parola alla Chiesa, ma Diòtrefe, che ambisce il primo posto tra loro, non ci vuole accogliere. Per questo, se verrò, gli rinfaccerò le cose che va facendo, sparlando di noi con discorsi maligni. Non contento di questo, non riceve i fratelli e impedisce di farlo a quelli che lo vorrebbero e li scaccia dalla Chiesa. Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha veduto Dio” (3Gv 9-11). Come Assalonne mise in subbuglio e in guerra tutto il regno di Davide, così un superbo, un ambizioso, un prepotente, un ammalato di sé e del suo io, può portare rovina in una intera comunità. Lucifero non creò un vero disastro nel paradiso? Per la sua superbia non perì un terzo di Angeli? Per la sua invidia, l’umanità non è nella morte? Chi vuole edificare il regno di Dio sulla terra, sempre deve partire dall’umiltà, dall’ultimo posto. Sempre la radice della superbia va eliminata dal cuore.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che ogni cristiano ami e coltivi la virtù dell’umiltà.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.

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