Questa pagina ci fa vedere come Gesù aveva le idee chiare sulla sua missione…ci è arrivato strada facendo, nel corso della sua stessa vita imparando dalle persone che incontrava, dagli eventi. Anche il suo linguaggio è performante nelle situazioni in cui si trova: non ha paura qui a chiamare “volpe” il re Erode.
Non era certo un complimento! Non ha paura a riferire ai farisei che la sua missione continua, che lui va avanti per la sua strada quella che il Padre gli ha inducato: morire, dare la vita per il popolo che lo sta uccidendo, per riscattare quello stesso popolo creato dall’amore di Dio. Nessuno può fermarlo da questo proposito. Gesù è molto chiaro e nello stesso tempo da queste parole dure esce il pianto di Gesù, potremmo dire il pianto di un Dio che si commuove per essere rifiutato ancora una volta dalle sue creature. La Misericordia di Dio è stata vana su Gerusalemme nella persona del Figlio suo.
Gerusalemme ha crocifisso il suo Dio. La storia si ripete con tutti i profeti di ogni tempo, con chi vuole essere trasparenza di Vangelo, ancora oggi viene inchiodato alla Croce delle ideologie, dei giudizi, delle invidie… viene Insomma fatto fuori. Pare che il mondo non abbia bisogno di Dio, di profeti, di chi indichi cammini di salvezza, cammini di realizzazione umana, cammini di pace, di convivenza fraterna. Il mondo vuole essere abitato dall’indifferenza, dall’odio, dall’invidia, dalla gelosia, dalla violenza.. ci sono volpi dappertutto, dentro e fuori la Chiesa.
Non era solo Erode infatti la volpe, ma anche i Farisei che invitano Gesù ad allontanarsi da Gerusalemme perché Erode lo vuole uccidere. Ma erano loro che volevano che Gesù si togliesse davanti ai piedi. Tutte le volpi che camuffano il Vangelo ancora oggi sono conosciute da Dio. Dio conosce i nostri cuori molto meglio di noi. Sa arrivare a ciascuno di noi ma sa anche come allontanarsi per farci sentire la sua mancanza. L’assenza di Gesù ci sprona a cercarLo, ci sprona alla conversione vera.
Gesù si allontana da ogni forma di ipocrisia, di edulcorazione del Vangelo. Cercarlo significa accoglierlo nella nostra Gerusalemme cioè nel nostro cuore, accoglierlo oggi come risorto facendo sì che la potenza della sua risurrezione ci converta profondamente, ci faccia morire al nostro egoismo, alla nostra vanagloria, alla nostra indifferenza, invidia, cattiveria e meschinità. La stiamo toccando con mano ancora in questi giorni difficili di pandemia.
Chi allontana il Signore dalla sua vita, come i farisei, non ha vita felice. Diventa “volpe”… Il Vangelo per essere incarnato ha bisogno invece di agnelli “immolati” all’amore, di colombe che volano alto nei cieli dello Spirito. Di veri testimoni del Risorto, persone audaci che affrontano il male a testa alta e seminano opere di pace ovunque.
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade