È dura la Santa. È ingenerosa contro i profeti che la richiamano allo Sposo. È fonte di sofferenza per i tanti che hanno tentato di ricondurla a Dio.
È violenta, Gerusalemme la Santa, perché chi la abita sa di abitare in un luogo straordinario, di essere nel centro del mondo, e si arroga il diritto di parlare in nome di Dio. Fra coloro che vogliono uccidere Gesù c’è anche Erode. Già suo padre aveva tentato di farlo fuori, massacrando i bambini di Betlemme.
Gesù soffre per la sua Gerusalemme che non lo accoglie, che non accetta la novità dell’annuncio, tutta presa dal suo gigantesco tempio ricostruito, tutta assorbita dalla sua rinata e potente classe sacerdotale. Che bisogno c’è, ora, di un Messia? Se ne sono andati i romani, la loro presenza è blanda.
Ora la città è di nuovo importante: centinaia di migliaia di persone la raggiungono tre volte l’anno, come previsto dalla Legge. Piange Gesù, come un amante respinto, come un padre abbandonato. Ma andrà fino in fondo, lo sa. La città che uccide i profeti ucciderà anche lui, ma questa morte non sarà che l’inizio. Spalanchiamo il nostro cuore, oggi, accogliendo la visita del Signore nella nostra vita.
Accorgiamoci della misura dell’amore che ci offre, che condivide, che desidera essere ripagato.
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