Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 27 Ottobre 2020

È simile a un granello di senape

MARTEDÌ 27 OTTOBRE (Lc 13,18-21)

Osserviamo l’agire del nostro Dio. Ha iniziato la storia dell’umanità sulla terra creando un solo uomo e una sola donna. Da essi è sorta tutta l’umanità. Non in un giorno, ma in molti anni. Ha iniziato la storia della salvezza e della redenzione con un solo uomo: Abramo. Il Signore diede ad Abramo un solo figlio. Con Giacobbe, al tempo della discesa in Egitto, erano già un piccolo numero di settanta persone. Il Salmo dice che su questo piccolo numero vi era l’occhio vigile del Signore: “Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere. A lui cantate, a lui inneggiate, meditate tutte le sue meraviglie. Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Cercate il Signore e la sua potenza, ricercate sempre il suo volto. Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca, voi, stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto. È lui il Signore, nostro Dio: su tutta la terra i suoi giudizi. Si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni, dell’alleanza stabilita con Abramo e del suo giuramento a Isacco. L’ha stabilita per Giacobbe come decreto, per Israele come alleanza eterna, quando disse: «Ti darò il paese di Canaan come parte della vostra eredità». Quando erano in piccolo numero, pochi e stranieri in quel luogo, e se ne andavano di nazione in nazione, da un regno a un altro popolo, non permise che alcuno li opprimesse e castigò i re per causa loro: «Non toccate i miei consacrati, non fate alcun male ai miei profeti»” (Sal 105 (104) 1-15). Quando il popolo uscirà dall’Egitto, liberato con la mano potente e il braccio teso del suo Signore, erano circa seicentotremilacinquecentocinquanta. Il Signore mai inizia con la moltitudine.

Qual è il segreto perché dall’uno si passi alla moltitudine? La perseveranza nel comandamento ricevuto. L’obbedienza ad ogni consegna data e accolta. È vero: “Al Signore bastano tre pecorelle, fedeli e perseveranti, per compiere la sua opera”. Se però le pecorelle diventano infedeli, neanche potranno più perseverare e l’opera di Dio non si compie. Quando invece si persevera giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese e anno dopo anno, allora l’opera di Dio si espanderà in tutto il mondo. Fedeltà alla missione ricevuta e perseveranza sempre produrranno buoni frutti. Se però si cade nell’infedeltà, non si rispetta la missione, non si obbedisce alle modalità indicate dal nostro Dio e Signore, non ci si lascia governare dallo Spirito Santo, non solo non produciamo noi frutti, siamo noi stessi sradicati dal campo di Dio. Anche Gesù comincia con un piccolo numero: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno” (Lc 12,32). Se il piccolo numero vuole divenire moltitudine, popolo, nazione, deve rimanere fedele e perseverare sino alla fine. È legge eterna. Chi cade dalla fedeltà, cadrà anche dalla perseveranza.

In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami». E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

Ogni discepolo di Gesù è granello di senape e lievito. Per lui il Signore vuole fermentare di verità, giustizia, santità, luce, grazia, vita eterna il mondo. Per fare questo deve sciogliersi nella pasta. Deve essere come il chicco di grano che, caduto in terra, muore per produrre molto frutto. La stessa regola è per il sale e per la luce. Solo morendo a se stessi potranno produrre frutti di vita eterna. La morte deve essere quotidiana e ininterrotta, sempre però nella fedeltà alla missione ricevuta, secondo le modalità stabilite dallo Spirito Santo. Se oggi il corpo di Cristo Gesù è entrato in uno stato anoressico, non solo non cresce, in più deperisce, è segno che è venuta meno la fedeltà e la perseveranza sia alla missione che alle sue modalità di svolgimento. Se si vuole che il corpo di Cristo sia spiga piena e non spiga asciugata dal vento d’oriente, spiga vuota, senza vita, urge ritornare alla fedeltà e alla perseveranza. Ogni cristiano è chiamato a vivere una sua personale fedeltà e anche perseveranza.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci umili, fedeli, perseveranti per tutti i nostri giorni

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.

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