Giunge a un certo punto della vita il momento in cui l’uomo si interroga sugli effetti e la qualità della propria esperienza religiosa. Ci si accorge subito che inizia per tutti una novità di vita più matura e solenne. Cambiano gli affetti, le vicende, mutano i sentimenti e le stagioni. Sull’onda di nuove esperienze spirituali, ecco che queste predispongono al prosieguo di un inusitato viaggio per catturare i segni e i gesti di una identità interiore, che trova sollievo solo nella rivelazione di Cristo. I farisei Lo mettono alla prova interrogandoLo su ciò che conta nei comandamenti.
La risposta è diretta e precisa: amerai sempre Dio e l’uomo come te stesso. Non c’è bisogno di altro, basta semplicemente riconoscere che Gesù è venuto al mondo per rivelare all’umanità la paternità e l’amore di Dio, il quale ricompone in unità ogni forma di dispersione. Sostiene cioè l’umanità, consentendole di superare le condizioni di ogni frammentaria ambiguità. Solo Dio, infatti, ci assume a sé, esaltando la nostra umanità finalmente rapita ai presupposti del tempo e dello spazio. Ne riferisce san Paolo, il quale, rapito in estasi, venne assunto al terzo cielo e, ridisceso, non ricordò più nulla di lassù (Seconda Lettera ai Corinzi 12,1-5).
Ci insegnò che l’amore di Dio salva e che Egli resta per noi il primo amore nella scala degli affetti. Siamo, pertanto, chiamati ad amare Dio perché, in qualità di primo amore, Egli riunisce ogni divisione e tutto muove, dal cielo alle stelle, al sole.
Dio è il primo amore perché è dovunque presente, nella altura del Tabor, luogo della trasfigurazione, e in fondo all’abisso, dove il pastore cerca la pecora smarrita. Sempre e ovunque il Cristo ci guarisce e cura i nostri sentimenti quando non sono benevoli. Si oppone, con la grazia dello Spirito, a tutto ciò che conduce alla morte della vita interiore. Tutto appiana, tutto chiarisce e solidifica, estuario di misericordia e di serenità. Dio è amore e ama e reca nella pace la sua tenerezza divina. Ha davvero ragione sant’Agostino, quando, dopo aver girovagato a lungo nel vuoto del mondo, riconosce, invocando: «Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in Te» (Le Confessioni 1,1.5).
(A cura dell’Unione cattolica artisti italiani)
Un cuore che ama Dio si dilata per amare gli altri.
O Dio, che hai preparato beni invisibili
per coloro che ti amano,
infondi in noi la dolcezza del tuo amore,
perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa,
otteniamo i beni da te promessi,
che superano ogni desiderio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…
(Colletta)
Per gentile concessione dell’Editrice AVE