Non sappiamo la ragione del dolore e nemmeno la Bibbia ne fornisce una spiegazione chiara e univoca. Gesù, commentando la tragica fine di alcuni concittadini, alcuni morti per mano di Pilato, altri uccisi dal crollo della torre di Siloe, ci fornisce una preziosa indicazione: non sono morti a causa dei loro peccati.
Dio non punisce i suoi, né manda insopportabili croci per metterci alla prova: spesso la causa del nostro dolore è da ricercare nelle nostre scelte sbagliate o nell’incapacità degli uomini di vivere da adulti consapevoli ed equilibrati. Se soffro non è perché Dio ce l’ha con me, e gran parte del dolore che vivo potrei evitarlo.
Ma, conclude Gesù, la prova può diventare l’occasione di crescere, di affrontare la vita con maggiore consapevolezza, di andare oltre. Possiamo subire la sofferenza e diventare sterili, come una pianta da appartamento, oppure cogliere la prova come un “concime” (quindi non gradevole!) che, però, porta nutrimento e poi frutto alla nostra pericolante vita.
La prospettiva di Gesù, ardua, è vero, è carica di speranza: il dolore non è necessariamente una catastrofe ma può trasformarsi in inattesa opportunità…
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