don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 22 Ottobre 2020

Se vuoi la pace gestisci il conflitto

Giovedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

A volte il linguaggio di Gesù può apparirci criptico e difficile da comprendere. Accenna al fuoco e ad un battesimo, alla pace e alla divisione. Tuttavia, quando parla di sé comprendiamo che il discorso che fa ci coinvolge personalmente. Rivela, infatti, che è in angoscia fin quando non si compirà il Battesimo, cioè l’evento della Pasqua nella quale s’immergerà nel dramma dell’uomo fragile e peccatore fino a toccarne il fondo, per poi risorgere. Dio ci ama fino in fondo, cioè fino a toccare il fondo della miseria più nera che ci abita. La sofferenza e la morte è il varco da attraversare per giungere alla radice del peccato. Gesù si è immerso nel mistero dell’uomo, come in un abisso, per accendere nelle tenebre il fuoco della vita, per trasformare il buco nero della morte in sorgente luminosa di vita. Quella di Gesù è una scelta d’amore e, in quanto tale, dolorosa tanto quanto lo è l’esperienza della divisione che porta al distacco. L’angoscia che vive Gesù e tipica del travaglio del parto da cui nasce l’uomo nuovo che, vincendo il proprio narcisismo, si distacca dal suo io egoista, impara ad apprezzare e rispettare la diversità e finalmente diventa capace di amare i fratelli nella loro diversità. 

Dalla Croce Gesù dona lo Spirito Santo, fuoco che non divora e distrugge, ma che purifica e dà vita. La pace, come è attesa e intesa dagli uomini, può essere facilmente confusa con l’atteggiamento indifferente di chi fa finta di non vedere i problemi per non affrontarli alla radice. La pace non può essere la coperta pietosa che stendiamo per non vedere la realtà, per non accettare il fatto che nelle nostre relazioni ci siano errori, incongruenze, pregiudizi, remore, ferite. Non è amore quello che nasconde le colpe nel vano tentativo di mettere la polvere sotto il tappeto. 

Gesù non nasconde le difficoltà con i suoi discepoli e non fugge dal confronto con loro che a volte può assumere toni forti. Non appartiene alla realtà quella Chiesa, famiglia o comunità in cui non si vivano tensioni e conflitti. Alla pace, alla comunione, alla concordia, si giunge facendo emergere le differenze, portando in luce le difficoltà, discutendo le criticità, confrontando i diversi punti di vista. Il fuoco accende la passione del confronto. Dobbiamo valorizzare il fuoco di Gesù per incontrarci anche nello scontro e non usare il “fuoco incrociato” per eliminare l’avversario e con esso la fatica del confronto. 


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
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