Dopo la serie delle tre parabole sul rifiuto d’Israele, P evangelista Matteo ha collocato una serie di tre dispute fra Gesù e i vari gruppi religioso-politici dei suoi tempi: al Maestro di Nazaret i rappresentanti di questi movimenti presentano questioni dibattute nei loro ambienti e attendono da lui una soluzione soddisfacente.
La prima disputa ha lo scopo evidente di far cadere Gesù in una trappola: farisei ed erodiani non sono d’accordo sulla questione del tributo a Roma, per cui in ogni caso egli dovrà mettersi contro uno dei due schieramenti. Se dice di sì, si mette dalla parte degli erodiani, ma si attira il discredito popolare facendo la figura del collaborazionista; se dice di no, si allinea sulle posizioni zelote e può essere facilmente accusato di sobillazione antiromana.
Gesù, riconoscendo la loro malizia, sposta con abilità il problema dal piano ideologico a quello pratico, e introduce come elemento decisivo la relazione fondamentale con Dio. Non è un problema teologico dare alPimperatore romano ciò che gli appartiene: ma a Dio va dato ciò che è di Dio. Che cosa è di Dio? Non possiamo che rispondere: Tutto! Osserviamo che la frase si apre col verbo
<<Rendete>>: indica perciò una specie di restituzione. L’imperatore conia le monete con la propria testa impressa sopra, quindi è roba sua e voi gliela restituite.
Ma a Dio dovete restituire tutto ciò che gli appartiene come Signore dell’universo, a partire dall’immagine di Dio che è impressa nell’uomo e segna tutta la sua vita.
AUTORE: don Claudio Doglio
FONTE: Messalino “Amen” e Canale YouTube Teleradiopace TV
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