don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 16 Ottobre 2020

La paura si vince fidandosi di Dio e affidandosi alle sue cure

Venerdì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario(Anno pari)

Gesù rimane perplesso nell’assistere alla scena di gente che si accalca attorno a lui e si calpesta a vicenda senza avere rispetto l’uno dell’altro. Poco prima aveva denunciato la malvagità di coloro che sono più scrupolosi nell’eseguire formalmente i precetti della legge di Mosè piuttosto che avere rispetto della persona e prendersi cura dei fratelli. Al contrario, non accettando la Signoria di Dio, si scagliano contro i profeti e gli apostoli che incarnano la Sua autorità. Perseguitare chi, con la sua autorità morale rappresenta una denuncia forte e mite all’ingiustizia, che si consuma silenziosamente a scapito dei più poveri, e una minaccia per i propri interessi materiali, significa mettersi contro Dio ed autoescludersi dal suo amore. 

Invece di sottrarre dal cuore il lievito del peccato cerchiamo di custodirlo nascondendolo sotto una serie di pratiche, anche religiose, che non hanno nulla a che fare né con una vera fede né con un’autentica giustizia. L’ipocrisia è il lievito che fa gonfiare di orgoglio per il quale nel cuore non c’è posto né per l’amore a Dio né per quello ai fratelli che, da destinatari di gratitudine, ascolto, attenzione e cura, diventano o strumenti di cui servirsi o avversari da evitare o da aggredire. 

Con quanta tenerezza Gesù si rivolge ai suoi discepoli, soprattutto quelli che sono coinvolti nelle beghe dei malvagi o travolti dalle accuse e dalle calunnie per il solo fatto di seguire Gesù Cristo e fare la sua volontà. Anche chi si dice credente e pratica la chiesa può lasciarsi afferrare dall’avidità e dalla cattiveria che arriva ad usare gli strumenti giuridici della legge per umiliare e fare del male agli altri. Per quanto possa apparire paradossale non di rado avviene che proprio in quei contesti nei quali dovrebbe trionfare l’amore fraterno e la comunione, si consumano drammi più laceranti in cui ci si calpesta l’uno con l’altro. 

Gesù esorta a non cadere nel vortice della paura alimentato da quelli che hanno solo il loro potere di togliere ciò che è già destinato ad essere lasciato. L’accanimento dei malvagi non deve rubarci dal cuore la fiducia in Dio che non ci abbandona al nostro destino, ma soffrendo con noi, fa del nostro dolore un bene prezioso perché lo rende fecondo di vita. 

Se i persecutori disprezzano Dio e non hanno in nessun conto la dignità dei fratelli, per Gesù invece siamo preziosi e la nostra vita vale il sacrificio della sua. 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
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