Molto spesso troviamo nelle parabole di Gesù riferimenti al banchetto nuziale, e anche qui Gesù dice esplicitamente: «Il Regno dei Cieli è simile a un re che fece una festa di nozze per suo figlio». Il re è quindi Dio che ha mandato Gesù, lo sposo, incontro al suo popolo, la sposa. È un’alleanza annunciata e sognata da Dio più volte nell’Antico Testamento.
Il re prepara il banchetto e lo offre gratuitamente agli invitati.
Ma questi non se ne curano e disertano quell’occasione di grande festa condivisa. Sembra sconvolgente, eppure il re non si rassegna, manda altri servi, altri missionari, a chiamare gli invitati, ma nella spirale dell’indifferenza, essi arrivano all’insulto e all’uccisione. Ma il re ha preparato un banchetto gratuito e non chiede niente in cambio.
Gesù parla a noi, ci conosce bene: l’uomo non ascolta la voce di Dio che lo invita gratuitamente al suo banchetto, è distolto da altre cose; il nostro peccato più grande è il pensiero di autosufficienza, non saper capire questo amore gratuito di Dio e, come figli di Adamo, pensare anche di non esserne degni.
La reazione del re è di indignazione e di vendetta, ma forse perché Matteo ci dice che Gesù sta parlando ai capi dei sacerdoti e ai farisei, i responsabili del governo, e qui preannuncia la distruzione di Gerusalemme.
Ma Dio ci vuole con sé, ha preparato il banchetto e vuole riempire la sala. Il re manda i servi nei crocicchi, dove si sceglie la strada da prendere, si fanno le scelte della vita; e raduna cattivi e buoni: prima i cattivi, i pagani considerati impuri dai giudei convertiti, poi tutti fino a riempire la sala delle nozze.
(A cura del Masci)
Dio non guarda l’etichetta… ma l’amore che si fa cammino.
Signore, mio Re, quanto vorrei non essere tra quegli invitati
che non ascoltano il tuo invito gratuito.
Quanto vorrei sedere al banchetto nuziale
in comunione con te e con il prossimo.
Ma quanto mi sento figlio di Adamo, indegno del tuo amore.
Signore, so che non ti stancherai mai di invitarmi
al tuo banchetto gratuito.
Ti prego, fa’ che io non dimentichi mai quanto mi ami
e quanto sarò felice se potrò sedere alla tua mensa.
Per gentile concessione dell’Editrice AVE