Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 10 Ottobre 2020

Il breve testo che ci propone la liturgia odierna ci invita a riflettere su chi è “ beato “.

Diciamocelo francamente, tutti agogniamo ad essere “ beati “, cioè “ felici “, “ lieti “, ma, sovente, non vi riusciamo perché non utilizziamo gli “ strumenti “ giusti per arrivare ad esserlo.

Crediamo infatti che la “ felicità “, la “ beatitudine “, possano darcela la ricchezza, il disimpegno, una “ vita in vacanza “ ed altre amenità simili.

Spesso usiamo, con una punta d’invidia, l’espressione “ beato te “ nei confronti di chi è più ricco di noi, o di chi puo’ permettersi “ una settimana alle Maldive “ o di chi sfoggia abiti eleganti e costosi.

Tutte queste cose non rendono assolutamente “ beati “ perché nessun oggetto può dare la felicità.

E allora è necessario un cambiamento radicale.

Dobbiamo prendere atto che la “ beatitudine “ non può donarcela un bene materiale ma solo una relazione vera, profonda, con Dio, dalla quale nasce, in maniera automatica, un’altra relazione vera, quella con i fratelli.

Per creare questa relazione sono necessari “ ascolto “ della Parola ed “ osservanza “ della stessa.

La “ Parola di Dio “ è quindi l’unico strumento che può portarci alla felicità.

Affinchè ci conduca alla gioia è pero’ indispensabile, in primo luogo, che noi la ascoltiamo.

Come si crea una “ relazione “ con una persona, con un amico?

Parlando con lui ma, prima ancora, ascoltandolo perché solo dall’ascolto profondo dei suoi stati d’animo comprendiamo davvero chi è, cosa pensa.

Ugualmente bisogna fare con Dio.

Per capire chi è, cosa ci propone, quali sono i suoi “gusti “, dobbiamo ascoltarlo e lo strumento per farlo è la Sacra Scrittura, attraverso la quale si rivela a noi.

Piu’, pertanto, la leggiamo, la meditiamo, più creiamo relazione con lui, fino ad assumere i suoi stessi gusti, non perchè ci facciamo plagiare ma perché, a mano a mano che ci immergiamo in cio’ che ci dice, ci rendiamo conto che quanto lui propone dà senso alle nostre esistenze, spesso cosi’ vuote.

Dall’ascolto profondo nasce, inevitabilmente, l’osservanza della Parola.

Se, infatti, riconosco che quello che ascolto mi fa bene, mi rende felice, lo mettero’ anche in pratica.

Cosa aspettiamo ancora?

Mettiamoci all’ascolto della Parola, scegliamo di dedicare tempo a Dio.

Scopriremo che, con la crescita di questa relazione, ci sentiremo, per la prima volta, “ beati “, e non rivolgeremo più questo appellativo a coloro che sono più “ ricchi “ di noi, più “ potenti “ di noi perché ci accorgeremo che “ ricco e potente “ è chi ha Dio e vive nell’osservanza della sua Parola.

Buona giornata e buona riflessione a tutti.


A cura di Fabrizio Morello

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