p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 8 Ottobre 2020

Noi ricerchiamo Dio per avere consolazione e per potere ottenere quello di cui abbiamo bisogno. Difficilmente facciamo il passo successivo che consiste nell’ascoltare il nostro desiderio, per chiedere ciò che maggiormente desideriamo. Cosa maggiormente desideriamo se non Dio stesso, la vita, una vita sensata, una vita piena, una vita felice?

È il passaggio dalla ricerca delle consolazioni del Padre che continuamente ricerchiamo quando necessitiamo di risolvere un nostro problema, al Padre delle consolazioni. È passare alla riscoperta di Lui in noi. Non più la ricerca di noi stessi nei doni che riusciamo a scucire al Padre, ma il Padre in noi che ci fa vivere di Lui. A questo punto si spalancano le porte della relazione di amore orante, dove noi siamo figli che amano e conoscono il Padre, come da Lui siamo amati e conosciuti.

Le parole di Gesù ci esortano a chiedere, a bussare, a cercare, e già questo è un passo importante da non dare per scontato. Ma Gesù ci dice anche cosa chiedere: il Pane. Nel Pane il Padre ci dona il cibo da mangiare che è lo Spirito Santo che grida in noi “Abbà”! Questo cibo è la carne di Cristo, è il Pane consacrato dallo Spirito Santo, che è il corpo di Cristo. Questo Pane siamo chiamati a chiedere perché mangiando di Lui noi diveniamo come Lui. Questo Pane mangiato è la relazione col Padre, è la preghiera fatta non come i pagani che moltiplicano le parole, ma preghiera semplice e vera, la preghiera del Padre Nostro. Ogni momento della vita è preghiera e ogni momento della vita può diventare luogo per dire semplicemente Padre Nostro.

Dire in ogni momento Padre Nostro, significa vivere da figli e da fratelli, non perché lo siamo già ma perché lo desideriamo in ogni momento.

In ogni momento cerchiamo il Padre, in ogni momento bussiamo per ricevere lo Spirito di figli, in ogni momento chiediamo di riscoprire il suo essere Padre Nostro. Ogni momento è occasione di invocazione – Padre Nostro -, ogni momento è luogo di conversione – sono tuo figlio -, ogni momento è opportunità per mangiare il Pane che abbiamo richiesto con insistenza e che con insistenza e generosità il Padre ci dona.

Così saremo partecipi della gioia di Dio non perché privilegiati o perché non ci manca nulla o perché le cose vanno bene: questo è paganesimo di bassa lega e dipendenza da una cultura delle cose dove le cose la fanno da padrone.

Chiediamo dunque la libertà e la fiducia dei figli. In una relazione vera e matura, non infantile, dove smettiamo di chiedere cose e che Dio sia soddisfazione dei nostri bisogni. Ogni occasione è buona per riscoprire e vivere il Padre, saziandoci della bellezza dell’essere figli. Figli non violentati, figli non violati, figli che non debbono subire situazioni o realtà dove anche la mamma subisce violenza. Ma figli dell’amore che si aprono a queste realtà di violenza con un atteggiamento di cuore curativo, semplicemente con la propria presenza.

Lui e Lui solo ricerchiamo, Lui fonte di ogni bene alla cui sorgente vogliamo dissetarci. Beviamo pure ai ruscelli di acqua viva che scaturiscono dalla sorgente del Cuore Trafitto, senza mai dimenticare la sorgente di questa acqua vitale.

Dunque nel Pane riscopriamo il fine di ogni dono che è metterci in comunione con Lui che ci dona se stesso. Ciò che è importante non è il dono in sé ma il fatto che noi siamo messi in comunione con Colui che dà, noi che riceviamo.

Così, Padre Nostro che sei nei cieli, non vogliamo mai appagarci dei doni che comunque riceviamo ogni giorno, perché ciò che ci interessa e desideriamo, Padre Nostro che sei nei cieli, sei solo Tu. Cerchiamo Te, Dio della vita, perché ci accorgiamo sempre più che siamo troppo piccoli, noi uomini, per potere bastare a noi stessi: solo Tu puoi colmare il desiderio di infinito che c’è in noi.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli 
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