Gesù prega in un luogo a noi sconosciuto, perché il vangelo non ci dice dove si trova quel luogo. Questa non informazione è forse una informazione che ci dice che il cuore è un luogo di preghiera, e che il nostro cuore deve pregare costantemente, ovunque sia, qualunque cosa faccia, proprio come il cuore di Gesù pregava costantemente.
Certo, ci sono momenti in cui dovremmo ritirarci in solitudine e trascorrere del tempo lì in cerca di incontrare Dio, ma molto spesso le nostre giornate sprofondano in vari impegni ed è davvero difficile a volte riservare lunghe ore per la preghiera. Eppure non dobbiamo trovare scuse e dire al creatore del tempo che non abbiamo tempo per lui! Quando vediamo alcune persone come pregano, il desiderio di pregare comincia a risvegliarsi dentro di noi, perché proprio su queste persone che vediamo quanto la loro preghiera sia esprimente all’esterno.
Così i discepoli osservarono Gesù, il miglior maestro di preghiera, e furono ovviamente spinti dal suo esempio a tuffarsi nelle profondità della vita di preghiera. Come ogni principiante, hanno bisogno di una guida per la preghiera, vogliono pregare, ma non sanno come o cosa. Quindi Gesù dà una forma di preghiera, non una semplice formula.
Il “Padre nostro” è innanzitutto una forma di preghiera, non una formula per la recitazione. Il nostro cuore non ha la capacità di aprirsi e Dio non ci parla quasi mai se usiamo formule secche il cui scopo è quello di essere pronunciate correttamente e il più rapidamente possibile. Il “Padre nostro” è quindi una forma della tua preghiera attraverso la quale ottieni tutto ciò che è buono per il tuo coretto e profondo rapporto con Dio.
Commento a cura di fra Mario Berišić OFMCap