Commento al Vangelo di domenica 4 Ottobre 2020– mons. Giuseppe Mani

La nostra responsabilità

La terza parabola della Vigna paragonata al Regno inaugurato da Gesù ci presenta la tragedia del capovolgimento del disegno di Dio per l’umanità, un capovolgimento che avviene a causa di vignaiuoli usurpatori. Il primo livello del senso ci indica la passione di Cristo malgrado tutte le profezie che ne preparavano la venuta, tutte rifiutate.

La parabola dei vignaioli è bene nota e tutta la storia umana è iscritta in questa parabola. Ogni momento della storia è una scelta tra il principe di questo mondo e il mondo creato da Dio e restaurato dalla venuta di suo Figlio con la sua morte: le due città di Sant’Agostino.

Cosa fare per capire l’importanza dell’impegno politico perché questo regno venga? Alcuni hanno creduto che su questa terra non c’è niente da fare e, per salvare la propria anima, bisogna ritirarsi separarsi da questo mondo. Ma Dio ci affida la creazione fino a mandare suo Figlio per salvarla.

Nella storia si combatte continuamente tra il bene e il male, tra la costruzione dell’uomo e la sua distruzione. La morale cristiana non è un regolamento di perbenismo personale strettamente privato ma la proposta di una vita per l’uomo che ha creato Dio, quindi la vera regola per il benessere e la libertà.
E’ facile anche per noi guardando alla storia recente e meno vedere come l’uomo cerchi sempre la giustizia e la libertà, però ricade nell’ingiustizia e nella schiavitù. Andando un po’indietro nella storia troviamo la rivoluzione francese che era partita da dei desideri giusti e santi, la giustizia sociale, ma purtroppo alla rivoluzione è seguito il terrore, cioè voler realizzare questa giustizia con la forza e venne il tempo della Ghigliottina. La rivoluzione bolscevica partì con la ricerca di una cosa giusta ed evangelica, l’uguaglianza sociale, ma anche quella è finita nel terrore per realizzare con i gulag la giustizia finendo così nell’ingiustizia. Non parliamo di che cosa erano stati capaci di far credere , incredibile a ridirsi, Hitler e Mussolini, ed hanno creato la tragedia più grande che sia mai stata realizzata nell’umanità.
Perché tutto questo? Eppure non sono mancati profeti che hanno annunciato la falsità delle scelte e l’orrore dei metodi. Anche questi profeti sono stati trucidati come il figlio del padrone della vigna.
Non possiamo qui descrivere tutta la storia e le sue lezioni. Abbiamo molti elementi per misurare il danno del potere e le esigenze del servizio di tutti: la vera responsabilità dei nuovi vignaioli a cui è stata affidata la cura della vigna.
Tre virtù riusciranno non nel discorso ma nell’agire nel miracolo della trasformazione non violenta: il senso dell’interesse generale prima di quello delle caste o personale; il perdono e la volontà di fidarsi in coloro che manifestano di meritarla; l’accettazione delle diversità di opinioni e dei mezzi da prendere per governare la comunità. Gesù ce ne dona il segreto ma i suoi discepoli non ne hanno il monopolio: “Amare il prossimo tuo come te stesso” soprattutto se il prossimo è un avversario come il Samaritano incontrato dal figlio di Israele sulla strada da Gerusalemme a Gerico.
Il Padrone della Vigna non reagisce meno violentemente davanti al tradimento dei vignaioli. La sua reazione comporta due tratti significativi: La ripetizione dell’invio dei servitori male accolti e l’invio del Figlio esprime luminosamente la lunga pazienza di Dio che attraverso la storia biblica manda i profeti fino al Figlio e il trasferimento della Vigna ad altri, vissuto storicamente al momento in cui i cristiani hanno il sentimento di essere i nuovi incaricati. Il testo rivela il lungo dibattito esistente in quell’epoca tra le comunità giudaiche che si ritenevano proprietarie del progetto di Dio e i cristiani che pretendevano di essere i nuovi depositari.

Lungo la storia i cristiani hanno sempre prodotto i frutti attesi? Hanno sempre consegnato al Padrone i frutti della Vigna? IL problema val la pena porselo all’inizio di questo terzo millennio. Guardando i duemila anni di cristianesimo, accanto alle straordinarie raccolte di santità e dell’evangelizzazione del mondo (basti pensare che dove è arrivato il vangelo è finita la schiavitù) siamo costretti a costatare tante divisioni tra cristiani, il triste spettacolo delle violenze delle ingiustizie tra i popoli che si dicono cristiani.

L’indebolimento attuale della fede, dei valori cristiani, della vitalità missionaria e dell’impegno nella sequela formale di Cristo ci interpellano. Dio che non abbandona mai potrà affidare la sua Vigna ad altri? La parabola che i farisei prendono per loro stessi non potrà cambiare indirizzo? Noi siamo ancora oggetto della
Pazienza di Dio.

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