CUSTODITI DAGLI ANGELI DELL’AMORE DI DIO PERCHE’ SIAMO IL SUO TESORO PIU’ PREZIOSO
La Festa degli Angeli Custodi fa risuonare in noi questa domanda: chi mi ha disprezzato al punto di farmi credere che valgo pochissimo o nulla? Chi ha “pensato contro” di me? Chi cioè, ti ha guardato, giudicato, pesato, per stabilire che non vali, che sei fuori mercato, senza prezzo? E il Signore, proprio per mezzo dei suoi Angeli inviati per proteggerti, vuole condurti oggi nel fondo di te stesso, dove satana – l’accusatore, il pubblico ministero del processo contro Dio e le sue creature molto buone – ha seminato la menzogna con cui ti ha fatto credere di non valere. Ma come ha fatto a ingannarti? Mentendoti su Dio, quando, in una difficoltà, nella sofferenza e nella debolezza, ti ha insinuato che non ti amava, perché permetteva quella situazione, e ti aveva creato così fragile e impotente. Ma se accettiamo che Dio non ci ama perdiamo immediatamente il valore della nostra vita, che ci viene appunto dal suo amore.
Ci convinciamo di non valere nulla perché pensiamo che Dio ci abbia abbandonato dopo averci creati; orfani dell’amore che ci darebbe la vita, siamo condannati a morte come dei personaggi incompiuti e obbligati a cercare in se stessi un ruolo “grande” per sfuggire all’oblio. Ma oggi, al fondo del disprezzo che tiene schiavo il nostro cuore, giungono gli Angeli inviati da Dio per “custodirci” dal demonio con l’annuncio del suo amore infinito. Il Vangelo, infatti, è la “spada dello Spirito Santo” con cui possiamo combattere contro il nemico, perché in esso risplende la Verità: il Padre non ha abbandonato la sua creatura, anzi, la ha amata sempre, anche quando, sedotta dal serpente, ha abbandonato il suo Creatore. Fratelli, se ci sentiamo ancora strangolati dal disprezzo, significa che abbiamo smesso da molto tempo di ascoltare gli angeli che ci predicano la Buona Notizia. Non solo quelli in carne ed ossa che Dio manda ogni giorno alla nostra vita: pastori, catechisti, genitori, fratelli. Dobbiamo confessare che forse non pensiamo mai agli Angeli Custodi, i “ministri della divina premura per ogni uomo. Dall’inizio fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro incessante protezione” (Benedetto XVI). Hai pregato oggi il tuo angelo custode? Hai pregato quello di tuo marito o di tua moglie, dei tuoi figli? E’ da quando eravamo bambini che non lo facciamo, vero? Allora pregavamo come ci aveva insegnato la mamma: “angelo di Dio che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla Pietà Celeste. Amen”.
Che profondità questa preghiera! Ci rivolgiamo a colui che ci può “custodire”, capite? Significa che siamo preziosi, perché si “custodisce” solo ciò che vale, l’immagine e la somiglianza con Dio che ci dà un’identità unica e meravigliosa. Siamo tanto preziosi che Dio manda per ciascuno di noi una speciale e invincibile “guardia del corpo” che, oltre a proteggere i nostri passi dai pericoli per l’incolumità fisica, ci è accanto per “illuminarci” con il Vangelo che ha il potere di polverizzare la menzogna del demonio e così, alla sua luce, possiamo discernere passo dopo passo la volontà di Dio, che è l’incarnazione del suo amore infinito per noi; per “reggere” il nostro corpo e il nostro spirito affinché non si pieghino sotto le insidie del maligno; per “governare” il nostro cuore affinché ci consegni senza riserve al nostro Sposo. Sì fratelli, perché gli Angeli Custodi sono per noi come le damigelle d’onore che accompagnavano e scortavano la Sposa nel corteo nuziale. Ai tempi di Gesù, l’ultima parte delle nozze, si chiamava “nishu’in”, che deriva dal verbo “nasha’”, che significa “elevare” o “alzarsi”. La sposa, infatti, anticamente era condotta alla cerimonia su un seggio sollevato da aste di legno. Rinati nel grembo della Chiesa, la nostra vita è un cammino che Cristo ci chiama a fare accanto a Lui verso il compimento delle nozze nel Cielo.
Lui con i suoi amici, gli apostoli, ci ha “rapiti” dalle mani del demonio, e ora possiamo camminare in una vita nuova, scortati dalle damigelle d’onore che sono gli Angeli che il Padre invia perché non cadiamo allontanandoci dallo Sposo. Essi ci “illuminano” proprio come facevano le amiche della Sposa con le torce senza le quali, a quel tempo, di notte non si poteva andare da nessuna parte. Fratelli, siamo noi i “piccoli che credono in Cristo”, la Sposa meravigliosa che cammina “appoggiata (questo significa “fede”) al suo Diletto”, nessuno può “disprezzarci” perché i nostri angeli che ci scortano “vedono sempre la faccia del Padre che è nei Cieli”; ci vedono cioè già in paradiso, come riflessi attraverso di loro perché, salendo e scendendo sulla scala che unisce la terra al Cielo, ci illuminano con il riverbero del volto di Dio che non smettono di contemplare, ma riflettono la nostra immagine in Cielo, nel cuore del Padre, come aveva scoperto Dante. Per questo possono accompagnarci lungo il cammino verso la stanza nuziale dove ci uniremo allo Sposo per l’eternità. Ci “custodiscono” e “reggono” perché restiamo con Lui sulla “Lettiga del Re Salomone” (cfr Ct. 3,5) ovvero il letto d’amore dove Gesù ci crocifigge con Lui per condurci al Cielo.
AUTORE: don Antonello Iapicca
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