Levi il pubblicano accompagna la nostra preghiera, oggi. Il grande apostolo, l’evangelista che ci ricorda la misura della misericordia di Dio.
Cerca sempre la pecora che si è perduta il Signore, lo sappiamo. E fa impressione vedere questo programma realizzato puntualmente nelle scelte operative di Gesù, scelte che ha fatto nonostante le feroci critiche che gli sono state rivolte dai devoti di tutti i tempi. Diversamente dai rabbini suoi contemporanei, Gesù non si fa scegliere dai suoi discepoli, ma lui stesso va in cerca di discepoli.
E la sua scelta scompagina i devoti: non ha paura di chiamare fra i suoi dei peccatori pubblici, persone invise e odiate come, appunto, il pubblicano Matteo. Pubblicano: colui che appaltava le tasse per conto dell’odiato nemico romano, che prendeva denari per conto dell’oppressore, dai suoi stessi fratelli di sangue Temuti e visceralmente odiati, i pubblicani non avevano una gran vita sociale e ancor meno una vita religiosa.
E Gesù sceglie proprio Matteo, spiazzando tutti, anche noi, che vorremmo nelle nostre parrocchie e fra i nostri preti solo i migliori, i più devoti, i più puri. Gesù non sceglie i santi per testimoniarlo, prende i peccatori e li rende santi, per manifestare al mondo la misura della sua grazia, l’abbondanza della sua misericordia.
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