Che il seminatore uscì a seminare il seme non è una inutile ripetizione. L’evangelista riprende la parabola che gli è stata tramandata, ma pensa già a noi, affinché teniamo insieme questi tre elementi: il soggetto, il verbo e l’oggetto. Il legame, direbbero i filosofi, è ontologico: una relazione profonda costituisce l’essere in una unità dinamica.
La stessa essenza di tale realtà è i tre elementi che accadano insieme, nel medesimo atto trinitario. Il seminatore non esiste isolato: è tale perché semina il seme; così come nella Trinità il Padre esiste per il Figlio. E la semina senza il seme e/o senza il seminatore non può darsi. E così anche il seme che non sia in qualche modo seminato non porta frutto.
Così quindi come Gesù, anche noi siamo invitati a partecipare della medesima semina. Per farlo occorre innanzitutto uscire fuori di casa, scomodarsi, mischiarsi con il concime della terra. E ricordarci che non siamo usciti tanto per uscire, ma con una missione: seminare. Seminare il seme, cioè quello che abbiamo ricevuto, a partire dalla nostra essenza: l’amore. Il seminatore uscì per seminare il seme può essere allora riformulato così: l’amante uscì per amare l’amore. L’ascoltatore uscì per ascoltare la Parola.
Nel momento infatti in cui la ascolti, la ami e quindi la semini anche negli altri. E sei quel che semini: ascolto, amore, Parola.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.