Tutti a lavoro
In queste tre domeniche il Vangelo ci parla del lavoro nella Vigna che il Signore ha acquistato e che vuol far fruttificare. L’immagine della vigna è tradizionale, ne parla anche Isaia.
La prima di queste parabole ci parla dell’invito incessante, fino all’ultima ora a cooperare, senza distinzione di priorità. La parabola moltiplica le chiamate. I primi sono chiamati e pagati alla maniera abituale come d’accordo per il salario; a ciascuna ora il padrone torna e assume.
Torna anche a sera e s’inquieta: ”Perché siete restati qui tutta la giornata senza far niente?”, “perché nessuno ci ha chiamati.” Questo breve dialogo è significativo per gli uomini e donne circa la chiamata del Signore a lavorare nella sua vigna. Non sapevano di essere chiamati. Cosa vuol dirci questa parabola? Qual è il pensiero del Signore?
I pensieri del Signore non sono come i nostri, ha un modo diverso di vedere.
Nella prima lettura Isaia ci dice da parte di Dio “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie”.
Le assunzioni per il Regno non sono secondo i criteri delle imprese umane, Sconcerta, per un’apparenza di ingiustizia, entrare nel suo disegno di salvezza per il mondo. “Egli ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio per salvare tutti gli uomini” riprende il vangelo di Giovanni. Ma “il Regno non è di questo mondo” come dice Gesù a Pilato, però “è venuto in questo mondo” e i suoi discepoli non sono ritirati dal mondo.
Da parte di Gesù si tratta di una creazione completamente nuova. La crescita di questo nuovo mondo è affidata a degli uomini che cercano di essere uomini nuovi, lasciando morire in se stessi il vecchio uomo, come scrive San Paolo. La Vigna diviene il luogo della trasformazione degli uomini attraverso la salvezza portata da Cristo. “Venite a lavorare nella mia Vigna” vuol dire “Venite a lavorare alla nuova nascita degli uomini secondo lo Spirito” che Gesù annuncia a Nicodemo. “Bisogna rinascere nello Spirito”. Ma anche qui il pensiero di Dio non è secondo i nostri pensieri “Lo Spirito è come il vento, soffia ma non si sa da dove viene né dove va.”
Come guidare queste nuove nascite dell’uomo nuovo a seguito della morte e resurrezione di Cristo? I primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi. I criteri ci sfuggono. Non ci sono diritti acquisiti.
San Paolo ci parla di “Vivere una vita degna del Vangelo”. I primi chiamati, Israele si ritrovano ad essere gli ultimi a dare frutto secondo il Vangelo, altri invece che vivono del Vangelo senza porsi tanti problemi divengono buoni operai della vigna. La zizzania non può essere eliminata durante il lavoro e la crescita del grano. Allora chi sono i veri operai della vigna del Signore? Dio solo lo sa!
La parabola ci pone l’urgente problema della chiamata che non solo è incessante ma si rinnova di ora in ora fino alla fine. La risposta di alcuni è preoccupante: “Nessuno ci ha chiamato” . La chiamata non è sentita da molti che sarebbero pronti a rispondere.
Nelle nostre moderne città lo sviluppo della vita associativa ha creato tante forme di volontariato per fare del bene e i cristiani vi sono ben presenti e attivi. E’un campo considerevole che si apre alle buone volontà. Ovviamente la vita associativa e tutte le forme di volontariato non devono dispensare da un impegno delle responsabilità della vita politica. Il cristiano deve interrogarsi anche in questo: la chiamata a lavorare nella vigna riguarda solo opere di carità ecclesiali o anche un impegno nella vita politica del paese? Il cristiano deve impegnarsi anche nella vita politica cominciando con l’adempiere il dovere del voto. L’astensione dal voto denota una mancanza di impegno della vita come cittadino. La chiamata a lavorare per la vigna passa anche attraverso l’impegno a lavorare e a interessarsi delle istanze democratiche delle nostre società. Troppo spesso appare il discredito per la vita politica anche da parte di persone ben intenzionate. La vita cittadina è in pericolo. Troppo compromesse sono le funzioni essenziali della nostra società. E’ un tema su cui riflettere seriamente.