Il ruolo del padre
La relazione con il padre è sempre molto complessa. Il padre viene a spezzare quel profondo e gratificante legame che si stabilisce con la figura materna. Ci mette davanti la realtà dura del limite, che ci aiuta, anche se dolorosamente, a separarci dalla madre e a non confonderci con lei. Proprio attraverso questo taglio, impariamo che noi non siamo il mondo, che non possiamo prendere tutto: scopriamo il divieto e, di conseguenza, la norma. Ed è qui la radice della relazione, della possibilità di costruire rapporti sociali. Incontriamo qui il fondamento della convivenza umana.
Dio che è padre
Possiamo facilmente comprendere che quando sentiamo nella predicazione o leggiamo nella Bibbia che Dio si rivela come padre, emerge tutta questa complessità che necessariamente è coinvolta nella nostra vita spirituale.
Anche in questo testo del Vangelo, Gesù utilizza la metafora della relazione padre-figlio per descrivere le diverse modalità della relazione tra Dio e il popolo. Gesù rappresenta due atteggiamenti simmetricamente opposti che contengono però tutta una serie di sfumature possibili. È come se venissero indicati gli estremi di una corda, ma tra un capo e l’altro si possono immaginare tanti altri nodi.
Protesta e compiacimento
I due estremi individuati da Gesù sono la protesta e il compiacimento.
La protesta è quella del figlio che dice no, ma poi va a lavorare facendo la volontà del padre. Quel no ricorda quello che i bambini cominciano a pronunciare a un certo punto con l’intento di differenziarsi. Cominciano a costruirsi una loro identità. Quel no molte volte è un modo anche per farsi notare, per richiamare l’attenzione. Lo sappiamo bene anche noi adulti che molte volte diciamo un no solo con lo scopo di provocare una reazione. Ma poi prevale l’affetto, la consapevolezza e forse anche il dolore del male compiuto con quel rifiuto. Nella vita spirituale sono i passi che portano al senso del peccato e alla riconciliazione con Dio.
L’altro atteggiamento descritto da Gesù attraverso la parabola è quello del falso compiacimento: quando abbiamo paura di perdere l’affetto, quando vogliamo difendere la nostra immagine, magari anche quando vogliamo guadagnare tempo, diamo una risposta affermativa che nasconde quello che ci portiamo veramente nel cuore. Un sì sembra toglierci dall’impaccio, evita discussioni, ci esime dal rendere ragione. Ma tutti i sì vengono al pettine e rischiano di avere un effetto devastante e distruttivo. Cosa succederà quando il padre vedrà la vigna non lavorata da quel figlio che lo ha anche ingannato?
I figli
Per Gesù i figli compiacenti, ma falsi, sono coloro che cercano di guadagnarsi l’affetto di Dio con un modo di vivere che salva l’apparenza, ma che nasconde quello che si portano veramente nel cuore. Come il padrone della vigna, Dio però sa riconoscere quando la vigna è stata veramente lavorata.
I figli che dicono no – Gesù lo sa – sono quelli che hanno più bisogno di attenzione, quelli che chiedono un po’ di affetto, quelli che sono stati dimenticati dalla vita e rivendicano un po’ d’amore. Ma per Gesù sono anche coloro che si accorgono di aver sbagliato e ritornano sui propri passi.
Forse non ci ritroviamo completamente né nel figlio ribelle né in quello compiacente, ma forse abbiamo un po’ dell’uno e un po’ dell’altro, forse la nostra situazione è più vicina all’uno che all’altro. Non importa! Ciò che conta è il coraggio di riconoscere quello che oggi mi porto veramente nel cuore e da lì cominciare il mio personale cammino di conversione.
Leggersi dentro
- Cosa senti quando pensi alla figura del padre?
- Sei una persona che tende a protesta o a compiacere?
P. Gaetano Piccolo S.I.
Compagnia di Gesù (Societas Iesu) – Fonte